Essere antifascisti. Per davvero

altaLa provocazione natalizia di Forza Nuova (il lancio di una presunta adunata dei nazisti europei a Genova, in una data da indicare) ha creato in tutta la sinistra e nel movimento democratico a Genova una ondata di sdegno. Ci uniamo a questo sentimento e dichiariamo che, se i propositi diventassero reali, siamo pronti a dare il nostro contributo affinché la città di Genova dimostri la sua contrarietà. Detto questo, a scanso di equivoci, intendiamo però esprimere un parere fuori dal coro perché riteniamo necessario che, in questa fase, gli antifascisti abbiano ben presente i loro compiti.

Poco tempo fa Forza Nuova, con i pochissimi militanti locali e con l’aiuto da fuori città, ha aperto una sede a Genova. Lo ha fatto nonostante un contrasto di piazza generoso che ha fatto sì che i fascisti sfilassero protetti da cordoni di polizia che proteggevano la provocazione nazista. Tutto questo mentre la Costituzione prevede che il fascismo sia un reato. Come conseguenza di inesistenti scontri di piazza (non è successo niente…), molti compagni sono stati indagati nel silenzio delle istituzioni, dell’ANPI e dei sindacati. Moltissime scuole di Genova, nei giorni successivi, hanno visto spuntare enormi manifesti di altri gruppi neofascisti che, evidentemente, hanno i finanziamenti necessari per propagandare materiale al di là della loro effettiva forza locale.

In una città dove i fascisti sono sempre stati considerati come un corpo estraneo si potrebbero fare moltissime considerazioni o esempi di cose che non funzionano più come un tempo. Qualche mese fa un gruppo di compagni antifascisti contestò con coraggio un volantinaggio neonazista davanti a un ospedale cittadino. Il volantino incitava all’odio per i migranti dicendo che, per colpa loro, chiudevano gli ospedali. Qualsiasi antifascista, di fronte a tanta immondizia sente il dovere di reagire ma il problema sta a monte. Sta nel fatto che gli ospedali chiudono veramente, i lavoratori sono sempre più sfruttati e i cittadini meno abbienti si curano sempre peggio. Se avessimo una organizzazione politica unitaria si potrebbe andare davanti agli ospedali spiegando che chiudono perché i padroni fanno profitti sulla salute, perché l’Unione Europea impone i tagli alla sanità e il PD si incarica di eseguire questi tagli perché è il partito dei padroni. Potremmo dire che i migranti non c’entrano e, anzi, si potrebbero unire con noi contro i loro veri avversari facendo capire bene che i fascisti sono i primi amici dei padroni perché si inventano falsi obiettivi. In questo modo il contrasto ai fascisti lo si farebbe con più forza, magari essendo riconosciuti da chi frequenta gli ospedali come i loro alleati e non come perfetti sconosciuti. E’ un lavoro lungo che prevede organizzazione, unità, ricostruzione e militanza e che non si può esaurire con interventi una tantum. E’ un discorso facile da comprendere ma difficile da realizzare. Abbiamo alternative a lungo termine?

Moltissime ricerche e analisi dimostrano che, da anni, larghi settori popolari sono portati a seguire le idee propagandate dai neofascisti (dalla lega di Salvini ai movimenti neo nazi) e questo accade in Italia ma soprattutto a livello europeo.

Viviamo in un’epoca di crisi e di venti di guerra che dura da più di 20 anni. Il capitalismo in crisi scarica i suoi fallimenti sui lavoratori, sui precari e sui disoccupati. Tra i perdenti pure un pezzo di piccola borghesia costituita da commercianti, piccole imprese, lavoratori autonomi. Questa crisi significa tagli, privatizzazioni, blocco dei salari, precarietà diffusa, pensioni che si allontanano sempre di più. Mentre tagliano gli ospedali, i trasporti, riformano distruggendola la scuola pubblica, etc… la sinistra istituzionale governa (il PD), un altro pezzo di sinistra radicale è spesso complice nei governi locali (SEL, ciò che resta del PRC e tutti i nuovi aggregati elettorali che spuntano come funghi con le stesse facce di sempre), evita di lottare con la necessaria determinazione contro l’impoverimento (la Cgil) o è complice del massacro (Cisl e Uil). I governi locali di centrosinistra sono i perfetti esecutori di queste politiche a cui non forniscono nessun argine. Molti tra coloro che si indignano contro l’eventuale convegno di Forza Nuova sono tra i responsabili di aver trasformato la sinistra italiana in un movimento inguardabile, inutile e dannoso. Che questo pezzo politico rimanga antifascista è un dato che ci rassicura ma questo non significa per niente che il fascismo lo si combatte in questo modo.

Da anni la sinistra istituzionale, al netto della buonafede di alcuni compagni, è questo mentre chi non è stato complice sembra non avere nessuna volontà reale di unirsi e opporsi allo sfascio. Arriviamo al paradosso che settori di destra sono in grado di convincere lavoratori e proletari sfruttando alcune nostre parole d’ordine magari stravolgendole con dosi enormi di razzismo.

Scriviamo queste righe perché tutto questo ci preoccupa. L’antifascismo si fa in tanti modi. Sicuramente occorre la volontà di unirsi per rispondere alle provocazioni ma tutto questo non servirà a niente se non ricominciamo davvero a fare politica levando gli argomenti ai fascisti. Dobbiamo quindi aver chiaro che il 30 giugno 1960 è una data da non lasciare a chi la sfrutta strumentalmente per rifarsi una verginità che ha perso in anni di politiche antipopolari. Quel giorno di più di 50 anni fa, il movimento operaio era forte e determinato e stretto in organizzazioni che, con tutti i loro limiti, erano uscite dalla Resistenza Partigiana con l’idea che si dovesse lottare dalla parte dei proletari con chiarezza e determinazione. In quel caso l’antifascismo risultava reale, era un pezzo di lotta di classe. Ora, se non unita per una nuova prospettiva di classe e con un nuovo movimento organizzato, rischia di essere un lavarsi la coscienza che non sposterà di una virgola la nostra debolezza.

Crediamo quindi che, più che inseguire i deliri di qualche neonazista amico dei media e desideroso di pubblicità a buon mercato, i lavoratori e i compagni debbano lavorare per ricostruire una nuova organizzazione di classe che rappresenti le classi popolari, che chiami i nemici col loro nome, che lotti contro l’Unione Europea, che assuma il punto di vista unico dei lavoratori e degli sfruttati e che non abbia paura di rompere i cordoni ombelicali con i nuovi nemici dei proletari. Questo metodo generale, che non riguarda solo il nostro territorio, è l’antifascismo quotidiano che proviamo tutti i giorni a praticare e che proponiamo a tutti i compagni che non si sono ancora arresi.