Nell’edizione domenicale è uscito su un giornale locale questo testo a firma di Riccardo Degli Innocenti che spiega con molta proprietà cosa si cela dietro lo scontro presunto tra terminalisti e Autorità Portuale di Genova. Su questo abbiamo già pubblicato il duro comunicato di USB Porto (qua)
Buona lettura
La Sezione Terminalisti di Confindustria ha indirizzato una lettera ai vertici dell’Autorità di sistema portuale per due scopi: 1) li ha “diffidati”, ossia gli ha intimato di intervenire affinché la CULMV non sia più indotta ad abusare della posizione dominante in quanto monopolista delle prestazioni temporanee di lavoro portuale; 2) li ha “messi in mora”, si è riservata cioè di agire affinché i Terminalisti siano risarciti di oltre 8 milioni di euro per il danno patito a causa delle condotte dell’Autorità dal 2013 ad oggi.
Sono due i punti salienti della questione. Scrive Confindustria che la CULMV ha abusato della propria posizione dominante sul mercato vista la richiesta annuale di integrazioni tariffarie rispetto alle tariffe concordate con le Imprese; abuso aggravato dalle note disfunzioni gestionali della CULMV. Scrive inoltre Confindustria che a partire dal 2013 l’Autorità ha “sostanzialmente imposto” ai Terminalisti di versare importi funzionali al pareggio di bilancio della CULMV consistenti nella differenza tra quanto già corrisposto alla CULMV in base alle tariffe concordate e l’importo «massimo» tariffario previsto dall’Autorità.
Sul primo punto, Confindustria nel menzionare il monopolio della CULMV omette due aspetti. Primo, che si tratta di un monopolio legale, ossia disposto dalla legge. Secondo, che i Terminalisti nel loro insieme (i firmatari sono 8) esercitano un analogo “monopolio legale della domanda”, noto in economia come monopsonio, tanto che la CULMV è completamente soggetta per legge alla discrezionalità e indeterminatezza delle chiamate al lavoro dei terminalisti senza che per essi sussista alcun onere. Questo squilibrio di mercato consente ai Terminalisti di negoziare a proprio favore, com’è tipico dei monopsoni, sia le tariffe che il numero di avviamenti per ottenere condizioni al di sotto del mercato concorrenziale. Con ciò abusano, semmai anch’essi, di una analoga posizione dominante sul lato della domanda di lavoro. A fine esercizio perciò, è ovvio che la CULMV chieda una integrazione tariffaria per il ripianamento di bilancio. Quanto alle disfunzioni gestionali della CULMV esse sono n corso di correzione in base al Piano di risanamento approvato dall’Autorità e dagli stessi Terminalisti.
Sul secondo punto, Confindustria per sostenere che dal 2013 ha sottoscritto gli accordi con l’Autorità e la CULMV per le integrazioni tariffarie, dichiara che lo ha fatto “al solo fine di scongiurare conflittualità nefaste nel porto”, ma che “in definitiva le Imprese sono state sempre costrette a versare quanto richiesto”. Questa affermazione sulla costrizione, unita alla precedente per cui l’Autorità ha “sostanzialmente imposto” ai Terminalisti di versare gli importi alla CCULMV, configurerebbe per l’Autorità una chiara responsabilità in termini di “concussione implicita o fraudolenta”, reato penale molto grave e infamante per il pubblico ufficiale che abusa dei suoi poteri per ottenere un’utilità per sé o per terzi. Altrimenti non si comprende perché amministratori e manager dei Terminal genovesi in questi 7 anni abbiano firmato accordi indebiti e illeciti di fronte all’Autorità portuale e iscritto a bilancio le relative integrazioni tariffarie versate alla CULMV se non perché vittime di una concussione o estorsione. Chissà se Confindustria è consapevole dell’accusa che ha mosso nella lettera all’Autorità e che si tratta di un reato perseguibile d’ufficio, per cui oggi stesso la Procura potrebbe essersi già attivata.
Dalla riforma portuale del 1994 a oggi l’Autorità che regge le sorti del porto di Genova si è prodigata a celebrare i valori imprenditoriali dei terminalisti privati. Recentemente ha messo il massimo zelo nel sostenere la fusione tra SECH e PSA contro le obiezioni di monopolio (ironia della sorte), sacrificando l’unificazione di Bettolo con Calata Sanità pianificata da anni, pregiudicando così lo sviluppo del terminal MSC e vanificando in larga parte l’operazione miliardaria della nuova diga.
Oggi, Confindustria in maniera fedigrafa denuncia l’Autorità con argomenti irresponsabili, chiamando in causa il diritto comunitario forse per paventare un ricorso alla Corte di Giustizia UE. In realtà parla a nuora perché suocera intenda. Non ha infatti il coraggio civile e professionale di affrontare a viso aperto i lavoratori portuali che con il lavoro 24h, i salari e le tariffe a cottimo, la salute e persino la vita tragicamente, hanno assicurato in questi anni, sulla base di accordi sottoscritti liberamente da tutte le parti, la produttività e la flessibilità record con cui i Terminalisti hanno ottenuto utili milionari. Ma da oggi in poi, avendo la CULMV approvato il Piano di risanamento e dovendo assicurare il bilancio in pareggio, giocoforza ha diritto e dovere di pretendere tariffe adeguate e condizioni di lavoro diversamente sostenibili, oltre a pretendere legittimamente una adeguata domanda di lavoro da parte dei Terminalisti. Sta probabilmente nel cercare di condizionare a proprio favore questa nuova fase, la motivazione della provocatoria lettera di Confindustria. Inoltre, se Confindustria tiene davvero a “scongiurare conflittualità nefaste” non trascuri che i lavoratori portuali non amano essere messi in mezzo a uno scontro intestino delle associazioni d’impresa di cui riferiscono i media, perché, come amano dire lavorando all’aria aperta: “chi semina vento raccoglie tempesta”.
Riccardo Degli Innocenti, esperto di portualità (La Repubblica, Genova 21 febbraio 2021)