Riportiamo la traduzione da People’s Dispatch di un articolo sulle ragioni delle lotte contadine e operaie che scuotono il paese indiano da parecchi mesi. Tali lotte sono culminate, a metà dicembre, in quello che è stato definito come il più grande sciopero della Storia dell’umanità (lo abbiamo raccontato qua). L’India è un paese immenso, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti. In gran parte operai e agricoltori. Governato dal BJP (Partito del Popolo Indiano) con metodi settari ed estremisti vanta un fortissimo radicamento del movimento sindacale e comunista. Le sorti del gigante indiano sono quindi un elemento decisivo per comprendere le sorti del pianeta. Le proteste indiane riguardano quindi anche il futuro dell’Europa, dell’Italia e dei lavoratori di tutto il mondo.
di Subodh Varma (traduzione a cura di Collettivo Comunista Genova City Strike)
Come il resto del mondo, anche l’India ha attraversato un anno turbolento; l’agonia di una pandemia travolgente che ha colpito, fino ad ora, oltre 10 milioni di persone secondo i registri ufficiali (sebbene il numero effettivo di quelli infetti potrebbe essere molte volte di più) e una risposta del governo tragicamente maldestra che ha imposto un blocco prematuro e mal gestito, solo per alleviarlo quando la malattia si stava diffondendo selvaggiamente. Il tutto in una economia già vacillante, colpita mortalmente dal blocco delle attività , che ha visto la disoccupazione salire a un inimmaginabile 24% e il PIL contrarsi di oltre il 23% in aprile-giugno. Tutto ciò ha causato un aumento scioccante della fame e della miseria nel paese, un periodo di sofferenza che sarà ricordato a lungo.
Ma c’è un’altra caratteristica del 2020 che renderà quest’anno uno spartiacque nella storia. Il governo del Centro guidato dal BJP del Primo Ministro Modi, ha utilizzato la pandemia e il blocco per cambiare drasticamente il rapporto tra i lavoratori del paese e l’élite al potere composta da grandi corporazioni e commercianti, grandi proprietari terrieri e rappresentanti del capitale straniero.
Ecco come:
1) Leggi agricole a favore delle grandi corporazioni
A giugno, al culmine della pandemia, il governo di Modi ha promulgato tre ordinanze che hanno inferto un colpo devastante al sistema esistente di coltivazione, commercio, stoccaggio e prezzo dei prodotti agricoli. Queste tre ordinanze sono state presentate in parlamento a settembre. Il governo aveva in precedenza promosso un disegno di legge per la modifica della legge sull’elettricità che, anch’essa, avrebbe posto fine al regime sovvenzionato per gli agricoltori, aumentando così ulteriormente le loro spese.
Prese insieme, queste tre leggi e il disegno di legge sull’elettricità cambieranno in modo decisivo il settore agricolo indiano favorendo le attività agricole predatorie e i grandi commercianti mentre schiacceranno gli agricoltori. Anche i braccianti agricoli, i coltivatori di terreni e gli affittuari subiranno gli effetti di queste leggi.
Il Farmers ‘Produce Trade and Commerce (Promotion and Facilitation) Act, o la legge APMC come è popolarmente conosciuta, consente alle entità private di acquistare i principali cereali direttamente dagli agricoltori, in concorrenza con i comitati per il mercato dei prodotti agricoli (APMC) gestiti dal governo senza fornire alcuna garanzia per il prezzo minimo di sostegno (MSP) dichiarato dal governo(1).
Nel commercio ineguale tra agricoltori impotenti e multinazionali, ciò significherebbe una campana a morto per il sistema MSP, che è un’ancora di salvezza per molti agricoltori. Il Farmers (Empowerment and Protection) Agreement on Price Assurance and Farm Services Act, altrimenti noto come legge sull’agricoltura a contratto, ha lo scopo di dare una spinta all’agricoltura a contratto, che trasformerebbe gli agricoltori in lavoratori salariati sulla propria terra, oltre a sottoporli a i capricci dei mercati globali. La terza legge modifica l’attuale Essential Commodities Act rimuovendo tutte le restrizioni legate alle scorte di prodotti alimentari essenziali e consentendo la libertà di determinare i prezzi. Incoraggerebbe l’accaparramento e il guadagno in cereali e verdure essenziali.
Oltre a distruggere la vita degli agricoltori, le quattro leggi preparerebbero anche il terreno per la distruzione degli appalti pubblici nella fornitura di cereali alimentari, portando così al collasso del sistema di distribuzione pubblica. Milioni di persone in tutta l’India che dipendono dalle sovvenzioni alla coltivazione dei cereali, specialmente in questi tempi in cui la disoccupazione è alta, sarebbero lasciati a se stessi. Ciò è in linea con quanto richiesto dall’Organizzazione Mondiale per il Commercio per l’India, allo scopo di favorire l’esportazione di grano da da altri paesi verso l’India.
2) Smantellamento delle leggi sul lavoro
Il governo Modi ha approfittato delle restrizioni alle proteste per far passare altri tre codici del lavoro in Parlamento , mentre il quarto era stato già approvato lo scorso anno. Queste nuove leggi che sostituiscono le 29 leggi sul lavoro esistenti, consentono ai datori di lavoro di aumentare l’orario di lavoro fino a 12 ore in una giornata lavorativa, mettono in atto un sistema di “lavoro a tempo determinato” cioè un sistema contrattuale precario, smantellano il sistema di norme stabilite per la determinazione dei salari da parte dei governi, danno più margine di manovra per licenziare i lavoratori anche senza il permesso del governo.
Le prestazioni di previdenza sociale rimangono limitate e i contributi dei datori di lavoro a vari regimi di assistenza sociale sono stati ridotti, mettendo in difficoltà i fondi pensione. Il meccanismo di applicazione delle leggi sul lavoro, già sfuggito al controllo pubblico, è stato ulteriormente disarmato. Un gran numero di questioni è ora lasciato alla discrezione delle autorità governative. Anche il diritto di organizzarsi in sindacati e lanciare proteste è stato reso più difficile. Le nuove leggi sono quindi una licenza per uno sfruttamento sfrenato e intensificato con meno salari e più libertà di assumere e licenziare – un paradiso per quanto riguarda la classe capitalista.
3) Svendita risorse naturali e allentamento delle normative ambientali
Il Mineral Laws (Amendment) Act è stato approvato per modificare due leggi centrali che regolano il settore minerario: il Mines and Mineral (Development and Regulation) Act (MMDR) del 1957 e il Coal Mines (Special Provisions) Act del 2015. Queste modifiche consentono ad aziende senza alcuna esperienza precedente di poter fare offerte per carichi di carbone e consentono anche l’estrazione di carbone senza alcuna restrizione preventiva dell’uso finale. Questi progetti sono parte del processo di privatizzazione del settore minerario indiano, in particolare dell’estrazione del carbone e consentono al capitale straniero di entrare in un campo molto redditizio. Una seconda serie di misure sono state annunciate dal governo Modi per diminuire o abrogare le normative ambientali per le industrie estrattive. Il nuovo progetto di regolamento sulla valutazione dell’impatto ambientale (VIA) promette di esentare interi progetti e ampliamenti di progetti fino al 50% dalle udienze pubbliche obbligatorie e ridurre il periodo di preavviso per tali audizioni da 30 a 20 giorni. Questo per evitare l’opposizione delle persone che vivono nell’area e che saranno interessate dai progetti. I nuovi emendamenti proposti convalidano anche i progetti che prendono il via senza richiedere l’approvazione preventiva. Poiché il governo di Modi sta cedendo ampi appezzamenti di terreno a società minerarie e edili, queste misure facilitano la loro rapida acquisizione, lasciando la popolazione locale senza alcuno strumento di difesa.
4) La resistenza delle persone cresce, il governo messo alle strette
Con il passare dell’anno e a causa del dolore per l’isolamento che ha devastato le famiglie, ha preso slancio una richiesta di maggiore sostegno da parte del governo, sotto forma di cereali e sostegno al reddito. Diversi sindacati, lavorando insieme nell’ambito di una piattaforma comune, avevano già lottato per salari migliori e per un ritiro della privatizzazione delle imprese del settore pubblico. Le lotte avevano già prodotto uno sciopero in tutta l’India l’otto gennaio. Questi sindacati hanno continuato la loro lotta per tutto l’anno in corso, nonostante le restrizioni legate alla pandemia.
Vi sono stati giorni di protesta il 21 aprile, il 14 maggio, il 22 maggio, il 3 luglio, il 23 luglio, il 9 agosto e il 5 settembre contro l’insensibile negligenza del governo nei confronti dei lavoratori e con la richiesta di sostegno al reddito e al cibo, mentre l’angoscia e l’ira tra la gente cresceva. Il 25 e il 26 giugno, i lavoratori dell’ASHA (operatori sanitari della comunità) e i lavoratori delle mense hanno tenuto proteste in tutto il paese. Allo stesso tempo, poiché il governo stava portando avanti la sua politica di privatizzazione, i lavoratori di diversi settori hanno continuato con proteste massicce: i lavoratori del carbone hanno scioperato il 2-4 luglio, i ferrovieri hanno tenuto proteste il 16-17 luglio, i dipendenti della produzione della difesa hanno tenuto proteste il 4 agosto, i lavoratori dei trasporti hanno tenuto una giornata di protesta il 5 agosto, tutti i lavoratori pubblici hanno tenuto uno storico sciopero di due giorni il 7 e 8 agosto e gli operai di diverse aziende hanno scioperato il 6-7 settembre. Il 23 settembre, giorno in cui sono state approvate le nuove leggi sul lavoro, tutti i sindacati centrali hanno tenuto, congiuntamente, proteste in tutta l’India.
5) Crescente unità di operai e contadini
Queste proteste, provenienti da diversi settori, si sono intrecciate in azioni sempre più ampie e unite, convergendo con i movimenti contadini che erano in corso contro le tre leggi sul riordino del sistema agricolo. Le organizzazioni di agricoltori hanno protestato contro queste leggi da giugno, quando le ordinanze sono state promulgate. Il 9 agosto, in una massiccia azione, centinaia di migliaia di agricoltori e lavoratori si sono uniti per portare rabbiose proteste attraverso una azione portata in oltre 450 distretti. Il 5 settembre, il Center of Indian Trade Unions, insieme a All India Kisan Sabha (All India Farmers Association) e All India Agricultural Workers Union, hanno organizzato una giornata di azione operaia-contadina, che ha visto, ancora una volta, centinaia di migliaia di persone protestare contro l’assalto ai lavoratori da parte del governo. Gli agricoltori, sotto la bandiera dell’AIKSCC (un fronte complessivo di oltre 350 organizzazioni) hanno organizzato una giornata di protesta il 25 settembre, alcuni giorni dopo l’approvazione delle leggi anticontadine. Poi di nuovo, il 5 novembre, si è tenuta una protesta molto più ampia ed estesa.
Infine, il 26 novembre, si è svolto uno storico sciopero di lavoratori e dipendenti che è stato stimato essere il più grande sciopero al mondo di sempre. Ciò ha coinciso con la chiamata dell’AIKSCC a marciare a Delhi (“Delhi Chalo”), marcia che ha visto migliaia di agricoltori degli stati del nord iniziare un cammino verso la capitale del paese. Sono stati accolti con una violenta repressione dai governi guidati dal BJP in alcuni distretti che hanno portato a battaglie campali, prima che il governo fosse costretto a fare marcia indietro e consentire agli agricoltori di raggiungere i confini della capitale, dove, da allora, si sono accampati.
Mentre l’anno volge al termine, il movimento degli agricoltori contro le tre leggi, la bolletta dell’elettricità e la richiesta di protezione legale di MSP, ha raccolto un sostegno senza precedenti in tutto il paese. La maggior parte degli Stati ha visto continue proteste e azioni di solidarietà da parte di migliaia di agricoltori e persone di ogni estrazione sociale si sono mosse a loro sostegno. L’8 dicembre, è stato indetto uno sciopero generale di Bharat Bandh a sostegno degli agricoltori: in diversi stati ci sono state chiusure complete delle attività, mentre la maggior parte degli altri ha assistito a proteste radicali. Il governo Modi, senza esperienza nell’affrontare e affrontare proteste di massa di questo tipo, si sta affrettando a trovare una soluzione, ma si attiene rigidamente alla difesa delle leggi anche se offre cambiamenti cosmetici. Il movimento degli agricoltori ha ampliato la sua visione invocando il boicottaggio dei beni e dei servizi offerti da alcune delle principali case monopolistiche del paese che hanno interesse a vedere implementate queste leggi.
Qualunque sia l’esito della presente lotta, il popolo indiano ha mostrato una determinazione e un coraggio storici che hanno scosso i piani arroganti del governo Modi intento a imporre una svolta apertamente corporativa. Nel processo, l’India ha anche respinto le politiche controverse e velenose che il bigottismo religioso del governo di Modi aveva seguito nel suo mandato. Questa ritrovata unità e la fiducia nel respingere le politiche finora dilaganti stabiliranno l’agenda nel nuovo anno.
(1) L’MSP è un prezzo determinato dal governo al quale i prodotti vengono acquistati dagli agricoltori dalle agenzie governative, garantendo un minimo di tutela.