Riportiamo un intervento di USB Porto di Genova sul ruolo di MSC nel processo di ristrutturazione padronale iniziato con la fusione PSA-Sech. Cosa succederà ai lavoratori? Per USB nulla di buono
Mentre PSA allunga le mani su metà del porto mangiandosi SECH allo scopo di eliminare un concorrente e azzopparne un altro, ossia il nuovo terminal Bettolo, sull’altra metà del porto si allunga l’ombra di MSC.
Che PSA abbia incorporato SECH per il suo interesse oligopolistico lo dimostra un fatto: la debolezza di SECH oggi sono le navi che scarseggiano. Se PSA davvero vuole fare il bene dei lavoratori del SECH porti nuovi servizi e nuovi traffici a Calata Sanità. Sino a oggi invece ha parlato di sfruttare la condivisione dei lavoratori dei due terminal per fare economie di scala.
Ma non basta la politica monopolistica di PSA, sull’altra metà del porto procede l’espansione di MSC che ha inaugurato il terminal Bettolo, che va a aggiungersi alle concessioni che ha già: dal Terminal Rinfuse, assieme a Spinelli, alle Stazioni Marittime, a GNV e al Terminal Messina.
Aponte, padrone di MSC, ha già dichiarato il suo disegno. Una nuova diga foranea che dia piena operatività a Bettolo per le mega portacontenitori e che consenta poi di creare una banchina lineare tra Bettolo e Messina. Una banchina lunga come quella di Gioia Tauro, questo è il sogno di Aponte e di Signorini. “Non una banchina di transhipment”, dicono i fautori. Come se le moderne operazioni full container anche nei porti gateway non assomiglino sempre di più al trasbordo, invece che da nave a nave, in senso intermodale ma con la stessa logica di flusso e con l’obiettivo dell’automazione del lavoro portuale.
Che cosa si devono aspettare i lavoratori? La solita storia, il solito sfruttamento, la solita precarietà e incertezza legata alle sorti dei capitali, sempre più internazionali e privi di qualsiasi radicamento territoriale, mentre lo Stato, la Regione e il Comune stanno a guardare, anche perché MSC ne paga le spese elettorali. PSA lo conosciamo, buoni contratti in cambio di tanto cottimo, sfruttando al massimo la convenienza del costo variabile dei lavoratori della Culmv, finché i traffici e gli affari vanno bene e gli utili glielo consentono. Non conosciamo ancora bene MSC, ma riceviamo informazioni dai lavoratori e dai sindacati dei terminal in giro per l’Italia: gestione aggressiva di tutte le risorse a vantaggio del profitto, a cominciare da quelle umane. In effetti, un esempio ce l’abbiamo sotto il naso, quello del terminal GNV a Ponte Assereto, dove hanno preso a regnare, con l’arrivo dei manager di Aponte, nuovi contratti di lavoro all’insegna della precarietà e della flessibilizzazione massima.
USB Porto Sezione di Genova