Sulla morte del Compagno Fidel Castro si sono scritti molti commenti da parte delle organizzazioni comuniste e della sinistra. Alcuni li condividiamo in pieno, altri in parte, non sarà questo il testo in cui facciamo le pulci a nessuno. Il nostro giudizio è comunque netto. Fidel è stato un grandissimo rivoluzionario, una delle figure cardine del novecento e la sua morte ci ha lasciato in stato di grande tristezza. Può sembrare strano ma per noi, come per molti cittadini cubani, Fidel era immortale.
Sugli errori storici del processo rivoluzionario cubano non ci soffermiamo se non per dire che in 50 anni un processo va, per forza di cose, soggetto a errori e necessita di continue critiche e autocritiche. Gli errori, quando analizzati e corretti, sono quindi anche loro un patrimonio importante nella lotta delle classi subalterne per la loro emancipazione. Molti di questi errori Cuba e Fidel li hanno dichiarati e superati nel corso di anni in cui si sono trovati ad affrontare difficoltà incredibili.
La loro resistenza è stata impressionante e il Governo Cubano non ha mai piegato la testa di fronte a nemici che lo sovrastavano militarmente ed economicamente.
Sulla storia della rivoluzione cubana la mole di informazioni è impressionante. Molti dei discorsi affrontano il tema dei rapporti tra l’isola ribelle e il gigante USA. Molto spesso ci si ferma ad osservare come Cuba e il suo leader Fidel abbiano respinto invasioni, embargo economico e politico, tentativi controrivoluzionari basati molto spesso sulla eliminazione fisica di Fidel Castro (più di 600 tentativi falliti). A noi sembra oggi più interessante parlare di altre vittorie come quella contro l’analfabetismo, per una sanità all’avanguardia nel mondo e per un atteggiamento internazionalista di solidarietà con tutti coloro che nel mondo venivano perseguitati e uccisi perché rivoluzionari, antifascisti e antirazzisti. Questo fa sì che Cuba e Fidel Castro, odiati dalle cancellerie e dai governi capitalisti di tutto il mondo siano però amati indistintamente da tutti i popoli sfruttati nel mondo.
Sulla Rivoluzione Cubana si sono poi sempre dette un sacco di sciocchezze e bugie che ancora oggi alimentano la propaganda dei liberali, anche quelli di sinistra.
Si è parlato di un governo pronto a incarcerare oppositori, reprimere il dissenso, segregare e discriminare gli omosessuali. A oggi l’unico carcere con prigionieri politici sottoposti a tortura a Cuba è quello di Guantanamo che è un carcere sotto la giurisdizione USA. Il dissenso è presente e riconosciuto internazionalmente: personaggi di bassissimo livello e odiati da quasi tutti i cubani come Yoani Sanchez o le Damas de Blanco comunicano tranquillamente con estrema facilità, sono beniamini dei media in tutto il mondo capitalista e nessuno li reprime. Sulle discriminazioni di genere Cuba ha trasformato una società arcaica e machista in una società che prova a procedere verso libertà ed emancipazione: Fidel stesso ha ammesso di aver trascurato colpevolmente per anni questi problemi e il Governo ha promosso politiche sui diritti civili che fanno impallidire i paesi cosiddetti democratici e civili. Tutto questo i vari Saviano non lo sanno o fanno finta di non saperlo, si limitano a riproporre bugie e diffamazioni per compiacere quei poteri forti che invece a Cuba hanno perso e la loro sconfitta è stata seria.
Perché è proprio questo il punto: a Cuba qualcuno è stato sconfitto e ancora non si è arreso. Pochissimi sanno che negli ultimi mesi del 1960 il Governo Cubano ha smesso di trattare con le multinazionali statunitensi che si erano comprate il paese durante i decenni precedenti. Lo ha fatto espropriando la terra distribuendola ai contadini, lo ha fatto nazionalizzando senza indennizzo settori strategici di industria e servizi. In quei mesi la Rivoluzione Cubana smette di essere una Rivoluzione Nazionale attenta al progresso sociale e all’uguaglianza e diventa una Rivoluzione Socialista che strappa il potere economico e finanziario a pochi padroni e lo mette nelle mani del popolo e dei lavoratori. Allora ecco spiegata la rabbia dei capitalisti e dei loro servi contro Cuba: in quel paese qualcuno ha perso e sono stati quei padroni e quelle mafie che scorazzavano per il Sud America schiavizzando intere popolazioni, organizzando repressioni fasciste, stermini di contadini e lavoratori. Quei poteri ancora oggi si aggirano impunemente, ancora oggi organizzano colpi di stato contro i governi ribelli, ancora oggi detengono potere economico e mediatico. Sono loro i mandanti e i datori di lavoro di quel giornalismo e di quella politica spazzatura che ancora oggi si diverte a ricoprire di fango Cuba e la figura di Fidel.
Ma di questo non ci stupiamo affatto. In un mondo diviso in due classi fondamentali (lavoratori contro padroni ovvero sfruttati contro sfruttatori) è normale che i giullari della classe dominante riportino per intero le bugie e la cultura dei loro padroni. Questo è anche sintomo della loro paura perché sanno che il loro potere non è eterno e immutabile ma può essere sconfitto e scacciato.
Lo hanno fatto a Cuba come in altre parti del mondo. Lo hanno fatto con coraggio mentre l’impresa sembrava impossibile. Ma lo hanno anche difeso con le unghie e con i denti quando tutto sembrava perduto.
L’odio contro Fidel non è una tara psicologica: la paura dei capitalisti e dei dominanti è reale perché sanno che ai lavoratori, agli sfruttati e ai poveri del mondo il loro dominio è insopportabile e non vogliono far sapere ai dominati che l’alternativa è possibile raggiungerla, costruirla e difenderla. Come a Cuba dove un piccolo esercito di ribelli è stato prima incarcerato, poi è naufragato in una giungla di mangrovie e si è ricostruito in poche decine sulla Sierra Maestra da dove è ripartito per dare una speranza che ancora oggi è nel cuore dei rivoluzionari di tutto il mondo.
In questi giorni il popolo cubano ricorderà Fidel. I giornali dei padroni stanno già cominciando a capire che sarà un addio di massa, che il leader rivoluzionario cubano è probabilmente oggi la figura politica più amata nel mondo. Fidel ci ha insegnato tante cose, il segnale più forte che ci ha lasciato è però un segnale di speranza che supera la tristezza del momento. E’ quel segno che ci dice che si può fare e che una vita intera può essere dedicata a quella lotta mortale tra il passato e il futuro che dobbiamo continuare a combattere.
Collettivo Comunista GCS