In questi giorni, il Collettivo Vedo Terra ha tenuto un presidio e sta effettuando volantinaggi a Genova. Mentre è in atto la vetrina di Genova Jeans. Riprendiamo il comunicato
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Oggi proprio di fronte alla biblioteca universitaria abbiamo deciso di alzare la voce, l’urlo di una generazione precaria che poco o nulla ha più da perdere.
Mentre all’interno di questo edificio oggi si incontrano il presidente della regione Toti, il sindaco Bucci ma anche il ministero Cingolani, denunciamo il Genova jeans come ennesimo evento che vuole svendere Genova ai turisti, e fare delle sue periferie sociali, una volta ripulite, delle vetrine.
La pericolosa retorica che si adotta è ancora una volta quella della riqualificazione urbana, che si pone l’obiettivo di “ripopolare” aree che sono già popolatissime, per ridisegnare i nostri quartieri in chiave neoliberale. Separare chi ha i soldi da chi non li ha, renderci invisibili gli uni agli altri, non rischiare neanche per un secondo di rendere evidente la grande contraddizione sui cui questo sistema si fonda.
Le strade infatti in cui si snoda la via del jeans, sono da anni sottoposte a un tentativo di gentrificazione massiccio, perché quando voi pronunciate la parola “riqualificare” non pensate mai alla gente che vive un quartiere, mai alla qualità di vita e alla bellezza di abitare una terra, ma sempre e solo al profitto che da esso potete estrarre … Voi lo spazio pubblico lo cancellate ogni giorno, ogni volta che date in concessione le piazze ai locali o che ci impedite di bere una birra dopo la mezzanotte se non siamo seduti al tavolino di un bar. Siete quelli che mettono il bonus per aprirsi l’attività commerciale nei vicoli, perché credete nella fantomatica “industria del terzo settore”… Ma oggi è proprio in quel terzo settore che la nostra classe è schiava. Voi siete quelli che oggi siedono nella nostra biblioteca universitaria, anche se da due anni tanti di noi continuano a lasciare gli studi, proprio perché la vostra ristorazione e il vostro turismo non consentono vite abbastanza stabili per poterci permettere anche di studiare.
E oggi siamo arrivati all’assurdo per cui un evento con 200.000 euro di spesa da parte del comune e 820.000 di spesa totale paga i suoi lavoratori in jeans “griffati”. Bucci, cosa facciamo con un paio di jeans? Ci paghiamo l’affitto? Ci pago le tasse universitarie? O magari me li metto per andare a lavorare…
Mentre voi raccontate nei palazzi d’Avorio la storia del jeans, noi, i jeans, li mettiamo, sì, ma strappati dalla fatica e per andare a fare gli educatori, i facchini, gli insegnanti, i camerieri, i cuochi, i magazzinieri…
E avete pure il coraggio di raccontare, che questa cosa riguarda la questione ecologica quando non si tratta d’altro se non di una trovata per i turisti, soprattutto quelli delle grandi navi che devastano i nostri ecosistemi. Che consumano tanto gli oggetti, quanto i luoghi.
E questo porto ne ha viste di navi passare, navi che un porto civile non dovrebbe vedere, cariche di armi per le stragi dei civili in Yemen, cariche di imperialismo per i paesi del sud del mondo. Dovrebbero ricordare qualcosa a chi oggi siede qui dentro, al ministro Cingolani, che è stato responsabile dell’innovazione tecnologica di Leonardo sino al 2021, dopo aver ricoperto, dal 2005 al 2019, la carica di direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia (IIT) di Genova …Sarebbe bello chiedere a lui cosa ne pensa delle navi passate da questi porti e delle indagini di associazione a delinquere per chi ha scelto di fermarle oppure delle autorizzazioni che questa regione ha deciso di dare per le prime rilevazioni di titanio nel parco del Beigua. Anche in questo caso la regione Liguria e il comune promuovono l’avanzamento della transizione ecologica?
Non ci si può opporre a tutto ciò con uno sciopero del jeans come hanno detto alcuni. Era importante oggi per noi parlare, dire esplicitamente come stanno davvero le cose da sfruttati e sfruttate. Non ci interessa la retorica di quelle sinistre, che si fanno portatrici di diritti universali solo quando questo serve alla propaganda elettorale.
La nostra città con la sua conformazione geografica resiste già da sola alle barbarie che volete imporci. Noi resistiamo, non ci muoveremo di un centimetro, non poseremo neanche un secondo nelle vostre vetrine. I quartieri sono di chi li abita!
Rilanciamo con forza lo sciopero generale del 11 ottobre, per ricordare a questa città e a questo stato che noi la testa non la abbassiamo.
Vedo Terra