A poco meno di una settimana dall’inizio ufficiale dell’anno scolastico (previsto per il 14 settembre, ma molte regioni hanno già posticipato la data) il Presidente del Consiglio Conte ha tenuto una conferenza stampa sulla scuola. Tra le altre cose, ha annunciato che ci saranno 160 mila nuovi docenti in classe. La notizia, rimbalzata sui media nell’immediato, non ha avuto però enorme risonanza. In realtà avrebbe dovuto in quanto non capita tutti i giorni di sentire un Presidente del Consiglio raccontare bugie così evidenti in una occasione ufficiale. Il tutto può essere verificato tranquillamente da chi ha avuto possibilità di controllare gli organici per il nuovo anno dove, sostanzialmente, non cambia nulla rispetto agli anni precedenti. In classe continueranno a stare dai 20 ai 30 studenti mentre, secondo le norme, dovrebbero stare in 10 o massimo 15 mentre i nuovi spazi promessi non ci sono o sono in preparazione.
Il mondo dei docenti, degli studenti e delle famiglie, ha cominciato alla fine di giugno un percorso di assemblee e mobilitazioni in cui sostanzialmente si chiedeva il ritorno a una didattica in presenza con tutta la sicurezza possibile. A questo proposito si chiedevano fondamentalmente due cose: nuovo personale aggiuntivo (insegnante ed ausiliario) e nuovi spazi.
In due mesi, sui giornali si è parlato tantissimo di scuola ma di spazi e nuovi docenti per ora non ci sono tracce.
Oggi la domanda non è più come ritornare a scuola e in università in presenza, ma come fare per evitare che un possibile boom di contagi dilaghi causando un nuovo blocco generalizzato delle attività.
Il Governo, tralasciando le menzogne, ha fatto per l’istruzione ciò che ha fatto per la sanità, per chi è in cassaintegrazione e per chi perderà il lavoro: ha richiesto fondi in sede UE che però non arriveranno prima del 2021, se tutto va bene, e in più saranno in gran parte prestiti. Il livello di menzogne sulla scuola e sui presunti investimenti sta tutto qui: una grande vittoria sui paesi “frugali” nel Consiglio Europeo che in realtà non c’è mai stata.
Da oltre trent’anni si disinveste nell’istruzione, da trent’anni si fa lo stesso per sanità, trasporti e welfare. Da trent’anni il lavoro è stato reso precario e malpagato.
Il tutto acuendo le disuguaglianze sociali, trasformando i diritti in lussi che, ci dicono, non ci possiamo più permettere. Solo padroni, imprenditori, finanzieri e speculatori hanno aumentato i propri guadagni. La pandemia su questo ha agito acuendo le difficoltà dei più deboli.
Se la scuola diventerà peggio di come era prima, se la sanità non sarà in grado di far fronte a nessuna emergenza, se i trasporti pubblici non saranno potenziati, i poveri rimarranno ancora più schiacciati e i ricchi potranno formarsi in scuole private d’elité dove non esistono problemi di affollamento, curarsi in cliniche private con i migliori medici a pagamento, muoversi in sicurezza sui mezzi privati.
Finita l’illusione che qualcuno, tra governanti vecchi e nuovi, avesse imparato la lezione della pandemia e che agisse di conseguenza lavorando a rafforzare scuola, salute e welfare, non ci rimane che prendere atto di una realtà che non cambia semplicemente variando la composizione di un governo. Detto questo, riprenderci il diritto all’istruzione rimane un imperativo a cui non ci possiamo sottrarre. Le mobilitazioni del 24 e 25 settembre con lo sciopero dei docenti e le manifestazioni studentesche devono essere il primo passo.
Se le affrontiamo capendo che il problema della scuola è lo stesso che colpisce altri ambiti sarà un buon inizio, l’inizio di una ricomposizione sociale in cui da una parte ci sono i diritti dei più deboli, dall’altra i privilegi di pochi padroni e sfruttatori. Una battaglia che vale la pena di combattere.
A Genova incominciamo con Assemblea Pubblica unitaria Sabato 12 settembre ore 15 Piazza Sarzano, sciopero della scuola 24 e 25 settembre indetto da USB, Unicobas e Cub, corteo studentesco organizzato da ComestudioGenova 25 settembre ore 9,30 da Piazza Fanti d’Italia ingresso Metro Principe.
Collettivo Comunista Genova City Strike