Traduzione a cura di Brics Psuv Italia
Introduzione da Mision Verdad. L’originale è stato pubblicato su medium.com a questo indirizzo
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, nell’ inquadramento della quarantena sociale per combattere il Coronavirus emise, il 22 marzo, un nuovo decreto che stabilisce ciò che segue :
-Ratifica l’immobilità lavorativa fino al 31 dicembre 2020.
-Attiva un piano speciale di buste paghe alle imprese del paese attraverso il “sistema patria” per un lasso di sei mesi a partire da marzo.
-sospende il pagamento degli affitti di negozi e abitazioni principali per sei mesi, per proteggere le famiglie Venezuelane.
-Ratifica il piano prioritario di inversione agroalimentare per garantire 7 milioni di famiglie beneficiate dal CLAP (sistema fondato da Maduro nel 2015 per la distribuzione di beni primari)
-Si pagheranno buoni speciali attraverso la tessera della patria a lavoratori non formalizzati e privati.
-Sospende per 6 mesi il pagamento di capitali e interessi di credito bancari!
-Approva nel Piano dell’ Emergenza i termini di accesso per acquisire crediti per i piccoli e medi produttori, specialmente per le Pymes.
-E’ proibito nei prossimi sei mesi il taglio di tutti i servizi di telecomunicazione e servizio pubblico.
Il sistema patria come modello per lottare contro il coronavirus.
La crisi globale generata dal Covid-19 si è trasformata in uno scenario di lotta tra modelli politici e sociali .
Compiendo già un trimestre dall’ormai sparizione dei primi casi, la pandemia del 21esimo secolo ha iniziato a mettere a nudo la fragilità dei paesi che abbracciarono la tesi neoliberale e la forza di quelli che priorizzarono la posizione dello stato e l’uso della tecnologia per organizzare la società di fronte a una contingenza inaspettata e pericolosa.
Già dai primi due casi clinicamente diagnosticati, il Venezuela ha applicato metodi drastici di protezione che si rifanno ai modelli applicati con successo conosciuti in Cina e in altri paesi Asiatici, ratificati altresì dalla Organizzazione Mondiale della Sanità.
Però, nonostante le importazioni di provvedimenti e al ricorso di esperti da altri paesi, il Venezuela si sta appoggiando sul suo proprio sistema di protezione popolare collettivo, fondato negli anni di governo di Hugo Chavez e approfondito negli anni di leadership di Maduro.
Test, analisi e chiamate di emergenza .
L’ultimo reportage pubblico trova la Corea del Sud vicina ai 9 mila contagiati dal Covid-19, essendo di fatto il nono paese al mondo con maggior quantità di casi comprovati, dietro alla Francia, Spagna, Italia o gli Stati Uniti, dove si concentrano i principali focolai della pandemia sul fronte occidentale.
Anche se la cifra in sé potrebbe parer spaventosa nel caso della Corea del Sud, la quantità di vittime fatali che ha lasciato il Covid-19 nel paese in questione cambia questa apparenza in maniera immediata.
A differenza dell’Italia, dove sono morte già più di 5 mila persone, nel paese asiatico i decessi si sommano ad appena 104.
La relazione tra casi rilevati, l’incremento della curva del contagio e le vittime (nonché la percentuale di recupero dei malati) , è una delle chiavi principali per analizzare l’evoluzione della pandemia, precisare la sua letalità e prendere provvedimenti accertati per frenare la sua espansione .
Per tal motivo , gli esperti dell‘OMS, hanno elogiato la stretta quarantena applicata dalla Cina nella regione di Wuhan a metà del mese di gennaio per frenare la propagazione del virus.
I portavoce dell’organismo internazionale hanno scalato nei loro appelli di allarme man mano che la pandemia si sviluppa : “non si prenda in considerazione che la propria comunità non possa essere colpita (…) ci sono molte cose che tutti i paesi possono fare . Le misure di distanziamento fisico, come la cancellazione di eventi sportivi, concerti e altre grandi assembramenti, possono aiutare a ritardare la trasmissione del virus. Possono ridurre il carico sul sistema sanitario”.
E possono aiutare affinché le epidemie siano quantomeno gestibili, permettendo misure specifiche e focalizzate. Per sopprimere e controllare le epidemie, d’ogni modo , i paesi devono isolare, analizzare , trattare e risalire. Se non lo faranno, le catene di trasmissione potranno continuare ad un basso livello, così sostenne qualche giorno fa il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom
L’OMS raccomanda la realizzazione della maggior quantità possibile di test per determinare, con la maggior precisione possibile, la quantità di contagiati esistente.
Con questa informazione, i sistemi di salute mondiali si possono preparare nel miglior modo possibile, e le misure di distanziamento fisico riescono così ad essere più effettive per frenare i contagi.
L’occidente distoglie lo sguardo.
Si possono contare sulle dita di una mano i paesi che hanno sentito queste raccomandazioni e che hanno implementato alternative per indicare nella maniera più realista la curva dei contagi. Nei paesi centrali dell’occidente, la creazione di strette quarantene è arrivata tardi e i sistemi sanitari si sono visti collassare e inondarsi di malati .
Questa sottovalutazione iniziale degli effetti del Covid-19 da parte di elites dirigenti (e irresponsabili) dei suddetti paesi, ha contribuito al caos e alla propagazione del virus in scala catastrofica . Tuttavia, l’applicazione dell’austerità come programma politico-economico su grande scala aggiunge una complicazione in più ad un quadro già di per sé asfissiante: i test sono scarsi e ciò è dovuto alla mancanza di inversioni per lo sviluppo dei medesimi con la rapidità richiesta, o per lo smantellamento dell’ industria manifatturiera e sanitaria, mentre le restrizioni di mobilità ostacolano l’applicazione degli esami negli ospedali.
Concretamente parlando, i governi occidentali cercano di controllare una pandemia con gli occhi bendati e con le mani legate dietro la schiena, non contando sulle informazioni su come attuare efficacemente nel bel mezzo dell’espansione fuori controllo dei contagi .
Secondo il mezzo di comunicazione Expansiòn, citando il Financial Times di Londra : “gli esperti medici consultati dal giornale Britannico mettono in guardia del fatto che molti paesi stanno sperimentando il collo della bottiglia tra la domanda e l’offerta dei test perché tutti vogliono l’esame per individuare il Covid-19, non ce ne sono abbastanza però.
Gli esperti indicano che il rallentamento dei sistemi sanitari per individuare pazienti infettati ha paralizzato la visibilità della propagazione del virus e ha ridotto con buone probabilità le opportunità per contenerlo .
Da pochi giorni, la OMS ha rinforzato il suo appello su questa questione. Nello specifico il direttore Tedros Adhanom ha dichiarato :
“dobbiamo realizzare test per ogni persona che manifesta sintomi del virus per far sì che se risulta positivo, lo possiamo isolare immediatamente (…) i casi più lievi devono essere posti anch’essi in isolamento . Il portavoce aggiunge : “ abbiamo un messaggio semplice per tutti i paesi : test, test , test , (senza test) i casi non potranno isolarsi e la catena dell’infezione, di conseguenza, non si potrà interrompere.
Queste raccomandazioni contrastano però con l’attuazione fatale messa a segno dal governo degli Stati Uniti, che ha realizzato 32 mila test su una popolazione che supera i 300 milioni di persone. Occorre far lo stesso nel Regno Unito o in Spagna, dove i test ammontano a un migliaio di persone, in attesa che le somministrazioni siano comprate in un mercato internazionale stressato dalla crescente domanda, o che l’industria manifatturiera possa produrre il kit e altri fattori di produzione basici per il trattamento del covid-19.
Mentre ciò accade, la curva del contagio cresce così come i decessi mentre non si sa quale sia la portata effettiva della pandemia e cresce il disorientamento sulle misure da adottare.
Il Caso della Corea del Sud
Così come hanno sorpreso le alte cifre di mortalità in Italia, il caso della Corea del Sud lo ha anche fatto ma per ragioni diametralmente opposte : nel paese asiatico la mortalità per il corona-virus è circa del 1% .
Sotto lo slogan “bali,bali” ( che si traduce con veloce, veloce ) il sistema sanitario sudcoreano ha combinato una strategia di confinamento stretto e parallelamente diagnostico, appena si è venuto a capo del primo caso di covid-19 nella città di Daegu il 20 gennaio.
A metà febbraio, si iniziarono a impiegare test per 10 mila persone quotidianamente, per un totale di 240 mila diagnosticati in un mese e mezzo, una cifra importante in contrasto con la popolazione totale del paese : 50 milioni di persone. L’applicazione di questi test permise il demarcamento al governo delle zone dove giace l’ 86 % degli infettati (Daegu e Gyeongsang del Nord) , e di conseguenza, di prendere misure idonee per evitare il contagio .
Hwang Seung-sik, epidemiologo e professore dell‘università nazionale di Seoul , afferma che con questi test massivi “riusciamo a ridurre il tasso dei nuovi casi confermati a meno di 100 al giorno. E’ una grande conquista”.
Il sistema applicato dalla Corea del Sud consiste nel dispiegare personale medico nelle vie e strade, insieme ad un sistema su rete di cliniche mobili o di autoservizio, per realizzare i test alle persone senza che queste si spostino in centri ospedalieri e possano trasformare le sale d’attesa in uno sciame di contagio.
Il test consiste in un breve questionario e misurazione della temperatura, il processo completo dura una decina di minuti e i risultati questione di un giorno.
Il giornale Los Angeles Times afferma che “nonostante le file di infettati aumentarono a migliaia, i test aggressivi hanno dato ai funzionari di salute la capacità di individuare focolai appena si presentano, concentrare ricorsi in queste aree e isolare quelli con la potenzialità di propagare il virus”.
Aggiunge che” comparando la questione Stati Uniti, che ha sei volte la popolazione della Corea del Sud, si sono riportate circa 2 mila infezioni e 43 persone sono morte fino a venerdì (13 marzo) . Però ancora più preoccupante è chi ignora. Con la possibilità limitata di test, i medici e i funzionari di salute pubblica devono scegliere chi valutare, ciò genera preoccupazione per il fatto che altri senza saperlo stanno propagando il virus mortale. “
Il viceministro della salute e benessere del paese, Kim Ganglip, considera che “ l’enorme capacità di test ci permette di identificare i pazienti tempestivamente e minimizzare gli effetti nocivi (…) questo è il modo più importante per l’applicazione di questi test massivi, che riduce il tasso di infettati da 813 , il 29 febbraio , a 114 il 12 marzo; tendenza che continua in questa direzione fino al giorno d’oggi, riporta così eldiario.es
Un mezzo di comunicazione Spagnolo spiega in cosa consiste il sistema dei test clinici applicati dalla Corea Del Sud, il quale è stato copiato dagli USA e da altri paesi, e in più, rilascia un confronto: con le cliniche mobili…
“si potevano fare molte più analisi al giorno (vicino alle 400 ), perché il processo è molto rapido: il personale sanitario non ha bisogno di cambiarsi dopo ogni analisi, con il quale si riduce apparentemente il rischio di contagio, minimizzando il contatto faccia a faccia sia con medici che tra pazienti. I campioni si inviano in contenitori ermetici a alcuni dei 118 laboratori abilitati a tal effetto, dove 1 milione e 200 mila medici le analizzeranno. Il paese asiatico ha stabilito 633 punti di controllo, alcuni dei quali improvvisati davanti a luoghi nei quali si sono esternati focolai d’infezione, e possono fare circa 20 mila test diari. Si sono verificate 75 vittime tra 8 mila 320 contagi contati, contrastando con le cifre in Spagna, 11 mila 883 contagi e 529 morti : sette volte di più. “
Questo nuovo sistema è fiancheggiato, in parte, da una applicazione per smartphone chiamata ‘self-quarantine safety protection’, sviluppata dal ministero dell’interno della Corea del Sud.
Con questa applicazione, la popolazione inserisce i propri dati e risposte in un questionario e il sistema valuta se un test sia necessario, ed è lì dove entra in gioco il sistema di cliniche mobili o, se richiesto, le visite a domicilio . In più, l’applicazione permette di monitorare la persona in caso risultasse contagiata al fine di evitare che danneggi la quarantena e ponga in rischio altre persone.
Questo sistema ha dato la chiave per invertire la curva del contagio: rilevazione immediata, geolocalizzazione dei principali focolai d’infezione, riduzione della mobilità delle persone che cercano di entrare in possesso di test e adozione precisa di misure di quarantena per diminuire la catena dei contagi, basato su dati affidabili che dà alla realizzazione di test rapidi, senza costi eccessivi e massivi.
La novità del sistema Patria si mette alla prova con il Covid-19
Lanciata nel 2017, la piattaforma Patria è nata come un sforzo per centralizzare in una unica base di dati i milioni di beneficiari del congiunto delle politiche sociali dispiegate dal governo Venezuelano, vincolate al Carnet della Patria, dove sono già 20 milioni le persone che ne fanno parte . Con questo meccanismo, il governo di Nicolas Maduro ha preso il polso della vita sociale ed economica del paese, ha migliorato l’amministrazione dei ricorsi e lo ha ridiretto in maniera precisa ai settori più vulnerabili per la guerra, dissociandosi dalla gestione burocratica tradizionale e dagli scogli che impone una formazione statale segnata dalla burocrazia e dagli errori dei possessori di titoli.
Questo sistema, nato come una necessità in tempi di guerra, si è configurata come un nuovo esempio di coordinazione e comunicazione tra il popolo e lo stato, dando condizioni di trasparenza ed efficacia all’ assegnazione diretta di buoni e casse di alimenti (CLAP) che hanno permesso di uscire dalla crisi economica acuta propiziata dal blocco Statunitense.
Col tempo la piattaforma patria si è evoluta secondo le condizioni materiali del paese, esibendo la sua flessibilità e capacità di adattamento per rispondere alle necessità della popolazione .
Così la piattaforma ha iniziato a prendere la forma di una nuova architettura finanziaria indipendente dalla banca commerciale tradizionale, con la quale si possono fare transazioni relazionate con il Petro( criptovaluta Venezuelana) , pagare servizi pubblici, trasferire ad altri conti bancari, ricevere rimesse, tra cui altre applicazioni per la vita quotidiana.
Però questo sistema non funziona unidirezionalmente. La popolazione, a sua volta, modella le politiche dello stato trasmettendo informazioni vitali sui piani di contenimento, indicando i fattori che devono essere consolidati e allertando sugli errori che possono verificarsi . Si tratta di un meccanismo nuovo di contropotere, di gestione intelligente delle risorse scarse interno al blocco e della coordinazione politica diretta con l’organizzazione popolare e sociale del popolo.
Nonostante essa sorse in un contesto determinato dalla rottura delle catene di somministrazione degli alimentari e per rafforzare i CLAP, il sistema Patria ha rafforzato le linee di difesa nazionale e ha dotato il paese di uno strumento per coordinare azione sociale e politica su grande scala in situazioni di stress e conflitto.
Questa nozione di anticipazione e prevenzione, ha dato la possibilità che nel mezzo della Pandemia, il sistema Patria si trasformi in uno strumento di rilevazione precoce, geolocalizzazione dei contagi e definizione di piani di contingenza per frenare la curva espansiva del virus.
In tal modo, dalla piattaforma è stato lanciato un sondaggio per valutare sintomi del Covid-19 e, inoltre, per consentire l’accesso di aiuti economici nel pieno della quarantena. Così, lo stato ottiene informazioni vitali per conoscere la portata geografica dei possibili casi di contagio, la gravità dei medesimi e così, riconoscere misure effettive.
Il sondaggio ha dato i suoi primi risultati, dimostrando la sua efficacia come metodo di rilevazione precoce. Il presidente Maduro durante il suo indirizzo al popolo nel giorno 22 di marzo, ha annunciato che hanno risposto 10 milioni 965 mila 519 Venezuelani, più della metà di chi è iscritto al sistema Patria. Con questa informazione, 17 mila 570 persone sono state visitate tra le 21 mila in totale che saranno esaminate a carico del programma di applicazione dei test di prevenzione.
Un totale di 135 persone sono state trasportate ai centri diagnostici integrali per realizzare test di depistaggio del Covid-19.
L’uso di questi strumenti evita che le persone escano di casa per diagnosticarsi (mettendo a rischio di contagio altri) , allo stesso tempo indica al sistema di salute dove e con che intensità mappare l’attenzione primaria dei casi lievi o gravi.
Secondo questo Modus Operandi, si frena la catena di trasmissione del virus, si focalizza l’attenzione medica , si risparmiano ricorsi sanitari (come kit e altre forniture mediche) e si stabilisce una gerarchia di priorità d’accordo all’ informazione somministrata, la quale indicherà quali zone far fronte, quali ospedali rafforzare e dove rinforzare le misure di isolamento.
Contrariamente alla maggior parte dei governi occidentali, il governo Venezuelano e il popolo contano su un meccanismo che offre una visibilità integrale della crisi e dei suoi nodi critici, orientando l’azione da prendere per controllare l’epidemia. Né gli Stati Uniti né il Regno Unito , e tanto meno la Spagna, l’Italia o la Francia, possono contare su un sistema di informazioni del governo come il sistema Patria, già comprovato in situazioni di contingenza anteriori.
Dal 2017, il Venezuela si sta preparando per una situazione di questo tipo con un sistema ideato per trasgredire le dinamiche burocratiche dello Stato e per rafforzare la coordinazione tra il governo e il popolo organizzato .
Si può affermare con sicurezza che , al pari con la Corea del Sud, paese che non soffre restrizioni economiche e una guerra politica come il Venezuela, il sistema Patria costituisce un antecedente universale e un modello da applicare per uscire da crisi sistematiche impiegando la tecnologia e l’organizzazione della gente .
Nuovamente il Venezuela conferma il suo modello politico, ponendo in primo piano il benessere sociale di tutta la popolazione al di fuori di un pensiero neoliberale che in questo momento sta crollando.