Lo sfruttamento della figura maschile su quella femminile, nasce e si sviluppa in tempi molto più antichi rispetto allo sfruttamento di classe. Lo sviluppo del moderno capitalismo, dopo il medioevo, trova già, in ampie parti del globo, una situazione in cui il patriarcato è pienamente sviluppato.
Sostiene Karl Marx:
“La moderna famiglia contiene, in germe, non solo la schiavitù, ma anche la servitù della gleba, poiché questa, fin dall’inizio, è in rapporto con i servizi agricoli. Essa contiene in sé, in miniatura, tutti gli antagonismi che si svilupperanno più tardi largamente nella società e nel suo Stato”(1).
Leggere “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato” di Friedrich Engels oggi può essere considerato una impresa ardua. Inoltre, come molte cose scritte da Engels, quel testo ha subito gli assalti del tempo soprattutto in riferimento alla enorme mole di scoperte del novecento. Il primo sforzo è quindi quello di considerare il metodo e non esattamente il merito delle questioni poste. Fondamentalmente Engels riprende i lavori di Lewis Henry Morgan(2) basandosi principalmente sulle teorie sullo sviluppo della società da lui elaborate nella seconda metà dell’ottocento. Nell’analisi, Engels sente comunque la necessità di usare quel materiale con attenzione. Nei confronti di Morgan, viene usata la stessa cautela che oggi noi dobbiamo riprendere nel testo di Engels: non si tratta di dare per scontati fatti e opinioni espressi in maniera scientifica (e per questo legati alla mole di conoscenze allora disponibili) ma di comprendere il significato profondo che ne possiamo ricavare. Come oggi possiamo fare noi, per Engels l’importante è il metodo con il quale Morgan elabora i materiali ricavati dalle proprie ricerche etnologiche. Ciò distanzia le teorie di Morgan dalle teorie di Bachofen(3) e di altri, non tanto riguardo alle conclusioni ma, in particolare, sull’analisi dei significati e delle cause che hanno portato all’instaurarsi di quelle situazioni.
La parte che qui ci interessa è quella relativa allo sviluppo dei rapporti di coppia nelle epoche che vanno dallo stato selvaggio fino all’età della barbarie. Un’epoca in cui non esistono fonti scritte su cui appoggiarsi ma ci si basa quindi su osservazioni presso quei popoli della terra dove sono ancora in vigore, o per lo meno esistono ancora residui, di un ordinamento sociale differente rispetto a quelli considerabili come moderni o attuali.
Partendo dall’osservazione dei dati ricavabili sul campo si procede a ritroso seguendo un preciso schema cronologico dividendo le epoche in stato selvaggio, stato di barbarie e stato di civiltà. La traccia è essenzialmente cronologica. Proviamo quindi anche noi a seguirla.
La prima osservazione deriva dall’esperienza diretta tra la tribù “Seneca” degli Irochesi(4) in America del Nord. La forma di ordinamento famigliare ivi vigente viene definita come “famiglia di coppia”. Cioè un marito e una moglie laddove però la struttura della famiglia dà origine a “curiosi” sistemi di parentela. Nell’ordinamento dei Seneca i figli per l’uomo non sono solo quelli della coppia ma anche quelle dei fratelli mentre, sempre per il maschio, sono definiti nipoti i figli delle proprie sorelle. Per la moglie i figli sono anche quelli delle sorelle, mentre sono nipoti quelli del fratello. Si ha quindi una curiosa discendenza: i figli dei fratelli sono tra di loro chiamati “fratelli”, esattamente come vengono definite “sorelle” le figlie delle sorelle. Questi secondi discendenti tra di loro si definiscono “cugini”.
Occorre prestare qui una particolare attenzione: un conto è la famiglia come si presenta, un conto sono i sistemi di parentela che essa origina. Le due cose non coincidono esattamente. Più tardi verrà esplicitata questa differenza che diventa fondamentale per capire il percorso storico dell’ordinamento sociale: la famiglia cambia in fretta perché si deve adattare alle mutate condizioni ambientali, i sistemi di parentela invece rimangono per lungo tempo ossificati in quanto varieranno in seguito, in modo da aderire ai nuovi ordinamenti familiari. E’ facile notare che per Engels vi è una specifica corrispondenza tra quella che verrà definita struttura economica della società che varia seguendo lo sviluppo delle forze produttive (essendo un soggetto attivo) e la sovrastruttura che si adatta alle mutate condizioni della struttura (cioè soggetto attivo ma di secondo grado).
I sistemi di parentela degli irochesi trovano una particolare corrispondenza nelle strutture ancora presenti a metà dell’800 nelle Isole Sandwich nell’arcipelago delle Haway. Qui il sistema di parentela ereditato è ancora più complesso essendo fratelli e sorelle tutti i discendenti dei fratelli e sorelle dei componenti di una coppia. Per Engels, questa struttura parentale deve essere eredità di una struttura ancora più arcaica rispetto agli irochesi.
La presenza di una famiglia di coppia non è quindi compatibile con la struttura parentale visibile in quel momento. Per Engels si tratta infatti del residuo “sovrastrutturale” legato a una precedente epoca in cui la forma di famiglia era il cosiddetto “matrimonio di gruppo”. Questa ipotesi Engels la ricava da Morgan ma viene sottolineato come l’idea venga confermata anche da altri studi come quelli di Bachofen. A differenziare le due ipotesi non sono affatto i risultati ma l’analisi che ne viene determinata. Ciò che per Engels e Morgan è fondamentale il risultato di un sistema familiare adatto alla situazione concreta dei popoli nell’età selvaggia, per Bachofen è una forma di “eterismo”(5) di dubbia moralità.
E’ interessante quindi analizzare con attenzione quali condizioni sociali devono aver avuto come corrispettivo tali forme di famiglia.
Nell’età selvaggia, la condizione di forte isolamento degli uomini nei confronti del mondo animale sembra infatti far propendere per la struttura che consenta la massima cooperazione. Tale struttura è sicuramente l’orda o gruppo promiscuo. Il mutare delle condizioni muterà comunque anche la forma del matrimonio di gruppo. In una prima fase, all’interno dell’orda, non ci sono motivi sufficienti per impedire neppure la procreazione tra fratelli e sorelle carnali, come tra discendenti di sesso diverso. Cioè l’incesto, ben lungi dal rappresentare ciò che oggi ci ripugna, non aveva in realtà nessun motivo per non essere praticato all’interno di queste comunità.
Sulla base di questo Morgan esplicita almeno due diversi schemi di famiglia corrispondente al matrimonio di gruppo: la famiglia consanguinea e la famiglia detta Punalua.
Mentre nella prima non sono proibiti i rapporti fra fratelli carnali, nella seconda si ha una evoluzione in cui tali rapporti cominciano ad essere vietati (partendo dai rapporti tra fratelli e sorelle carnali, ma poi estendendo il divieto anche nei rami più larghi dei rapporti di parentela). Il motivo di tale evoluzione viene spiegato attraverso l’opera della selezione naturale vista la necessità di migliorare il materiale umano dal punto di vista fisiologico anche in virtù di mutate condizioni materiali.
La famiglia di tipo Punalua, pur non essendo generalizzabile come la definì Morgan ai tempi(6), rappresenta però un importante snodo per capire cosa si intende per linea matriarcale (la definizione di “diritto matriarcale” non è propriamente possibile in quanto non esiste nessuna norma che lo regoli e non ci sia nessuna necessità materiale per esercitarlo date le condizioni materiali del tempo di cui stiamo parlando). La sua specificità permette ad Engels di abbozzare anche l’origine dell’organizzazione per gens (gentes) che diventerà regola anche nelle successive epoche barbariche.
Cerchiamo di spiegarlo semplificando il più possibile.
Il matrimonio di gruppo, che non prevede comunque l’impossibilità di convivenza con una famiglia di coppia privilegiata al suo interno, sia come eccezione o, più tardi, regola, prevede infatti che la tribù originaria debba per forza dividersi in sottogruppi dove le mogli creano una forma particolare di organizzazione in cui saranno inseriti i mariti provenienti comunque da rami che devono essere avulsi dal proprio sistema di parentela con cui accoppiarsi e procreare. A loro volta, i discendenti, essendo proibito il loro accoppiamento, dovranno dividersi ancora per sesso. Nella gens originaria rimarranno quindi solo le donne mentre gli uomini saranno costretti ad inserirsi in una nuova gens. All’interno di tali strutture, viene praticata tranquillamente la poligamia e la poliandria: ciò rende assolutamente impossibile stabilire per i vari membri la discendenza paterna mentre è facilmente ricavabile la discendenza materna. Tale discendenza vale comunque solo per le figlie che sono le uniche a poter rimanere all’interno della gens. Da qui l’assoluta ineluttabilità della linea matriarcale di discendenza.
Ovviamente ciò rendeva centrale, all’interno delle gens in età selvaggia avanzata, il ruolo della donna ma contemporaneamente, all’interno della divisione del lavoro, il loro ruolo era, da un lato privilegiato, dall’altro comportava grossi aggravi essendo legato alla procreazione in maniera sostanzialmente esclusiva visto che era prerogativa degli uomini il sostentamento legato principalmente alle attività di caccia e pesca.
Si tratta quindi di un periodo in cui le originarie tribù praticano una sorta di comunismo primitivo in cui le attività non comportano né la coltivazione (e quindi la necessità di terre o di lavoranti esterni) né l’allevamento. All’interno di questa struttura si determina comunque la necessità di evolvere verso la prevalenza del matrimonio di coppia. All’inizio, come vedremo, questo è una esigenza specifica della popolazione femminile e non altererà minimamente la predominanza della linea matriarcale. Almeno fino alla grande rivoluzione dovuto allo sviluppo delle attività di sostentamento specifiche dell’allevamento e dell’agricoltura.
Come spesso capita nella storia delle popolazioni, la predominanza del matrimonio di coppia parte da una specifica esigenza di miglioramento della popolazione femminile ma, al contempo, fornirà la base per il passaggio al patriarcato. Da un lato infatti, l’esigenza è quella di migliorare le condizioni di esistenza delle donne che, essendo praticamente l’unico centro della famiglia, si devono riscattare attraverso la scelta di un partner unico. Ciò non proibisce la poligamia di fatto, mentre da lì a poco, la poliandria diverrà di fatto un reato.
Dalla famiglia di coppia prevalente al patriarcato si passa quindi attraverso la necessità di introdurre un diritto di proprietà: sia sui mezzi di produzione agricoli sia sugli allevamenti. Per la prima volta nella storia si tratta di trasferire le proprietà e i rudimentali mezzi di produzione da chi li usa (gli uomini) verso i propri discendenti. Tutto proibito dalla struttura matriarcale. L’escamotage è quello di lasciare inalterata la struttura della gens originaria ma di stabilire semplicemente che i discendenti maschi potranno rimanerne membri, mentre verranno di fatto escluse le discendenti femmine. A quel punto, essendo le proprietà destinate a rimanere all’interno del gruppo di appartenenza, tutto rimarrà ai figli. La linea matriarcale diviene quindi obsoleta e di fatto viene sostituita con il diritto patriarcale. Il tutto in contemporanea con lo sviluppo della proprietà privata dei mezzi di produzione, con lo sviluppo della schiavitù legata alla necessità di avere forza lavoro disponibile. Contemporaneamente, lo sviluppo del matrimonio di coppia non abolisce minimamente la poligamia ma la poliandria: ciò sviluppa una nuova forma di “eterismo” femminile che, inevitabilmente, trascende in prostituzione. Ovviamente il tutto è anche una eredità del matrimonio di gruppo ma non ovviamente nel senso deleterio che le verrà assegnato dalla cultura della società borghese. Le forme che la famiglia di coppia assumerà nelle epoche successive saranno ovviamente variabili e diverse in vari luoghi. Rimane il fatto che un grande progresso dell’umanità verso la possibilità di coltivare, allevare, accrescere e migliorare le proprie condizioni di vita avviene con il corollario dello sviluppo di nuove forme di oppressione, quelle delle donne che passano in funzione subordinata e con lo sviluppo della schiavitù e della servitù della gleba.
L’interesse di Engels per la materia si intreccia indissolubilmente con l’analogo interesse di Marx per lo studio delle società primitive. Questo studio durerà per tutta la vita dei due filosofi anche in relazione alle possibilità di “salti” nella Storia che possano intersecarsi con una visione che appare in molti tratti come deterministica tout-court.
Lo studio del comunismo primitivo, la permanenza fino ai nostri giorni di società con l’aspetto delle varie “comuni” in giro per il mondo serve innanzitutto per l’azione pratica. Per Marx ed Engels non è assolutamente scontato che occorra per forza che ogni tipo di organizzazione sociale evolva verso la produzione capitalista e che questa crei le condizioni per il suo superamento.
Nei vari strati delle organizzazioni sociali si creano infatti enormi disparità a livello economico, di organizzazione sociale, di cultura e quindi anche di sviluppo la cui evoluzione, pur seguendo spesso la stessa linea non pregiudica la possibilità di salti legati anche e in buona parte all’azione degli elementi soggettivi.
Proprio questo studio incessante porta a una conclusione teorica che potrebbe essere semplificata dicendo che, a differenza di quanto è comunemente accettato nelle società borghese, non esiste nessun concetto di sacro. Ciò vale ovviamente per la proprietà privata dei mezzi di produzione ma anche per la famiglia.
Per questo, a oggi, vale a oggi discutere lungamente solo scoperte etnologiche che seguono all’analisi sulla famiglia che Engels trae da Morgan ma non è possibile però dimenticare il contributo che ne viene ricavato. E’ quello che all’inizio spiegavamo con la questione che il “metodo” va insegnato e applicato al merito. Qualsiasi risultato infatti, vale di per sé ma senza metodo di interpretazione rimane una curiosità fine a se stessa.
A saltare nelle interpretazione di Engels è, a ben vedere, la differenza comunemente accettata tra Storia e Preistoria. Tutto ciò vale infinitamente di più di qualsiasi discussione pur sensata sulla validità o meno delle scansioni temporale che Engels ricava da Morgan (i vari stadi dell’età selvaggia, dell’età barbarica e della civiltà.
Sullo sfondo l’idea che la Storia che ci viene raccontata, che si basa in gran parte sulla produzione di testi e documenti, va aggiornata e ampliata perché riguarda soltanto una parte del nostro passato. Tra l’altro, quella parte in cui le mutate condizioni di esistenza introducevano esigenze (ad esempio il possesso dei mezzi di produzione, il comando sulla forza lavoro) che per tempi lunghissimi non esistevano.
Ciò rende, come dicevamo all’inizio, difficoltoso oggi spiegare i concetti elaborati da Engels. Per una questione prima di tutto legata al fatto che taluni passaggi difficilmente possono essere compresi se non ci liberiamo da una ideologia diffusa che ha gettato discredito su termini quali rapporti multipli, matrimoni di gruppo, eterismo. Fino ovviamente al tabù dell’incesto.
Qui è necessario un duplice slittamento dialettico: occorre infatti capire come il progresso ha indubbiamente una serie di funzioni positive sull’umanità ma contemporaneamente negative. Ciò che è stato e rimane un progresso dell’umanità deve però servire a un suo ulteriore progresso dove le mutate condizioni devono essere usate per ulteriori avanzamenti.
Ovviamente si può scegliere di interpretare la frase di Marx citata all’inizio come un attacco indiscriminato al concetto di famiglia. Ma i passaggi storici che hanno coinvolto le strutture familiari sono conseguenti ai cambiamenti sociali. Cambiamenti che hanno fatto progredire l’umanità in maniera sostanziale. Stabilire il grado di oppressione insito nella famiglia borghese, allude al suo superamento soprattutto quindi in senso storico. Il nostro concetto familiare è legato alla proprietà privata. In una società complessa dove la proprietà privata viene sacralizzata, desacralizzarla è necessario perché vogliamo un mondo diverso, fare finta che non esista porta all’isolamento o alla schizofrenia. Non vi è contraddizione tra considerare gli effetti oppressivi della famiglia borghese e pensare che in condizioni di oppressione non ci si possa ragionevolmente rifugiare in essa visto come nucleo protettivo verso la crudeltà dei rapporti sociali esterni.
D’altronde il capitalismo e il suo sviluppo sono stati analizzati a fondo svelandone i rapporti di dominio celati dall’ideologia pervasiva che li avvolge. Ma non esiste nessun passaggio in cui a critica viene messo il capitalismo in quanto tale se non indicandone le storture in una prospettiva di superamento. In questo senso la critica dei rapporti di produzione borghesi, la critica al concetto borghese di famiglia e la critica alla religione sono un tutto unico nella nostra visione. Nella nota espressione sui sentimenti religiosi riecheggiano quindi gli stessi concetti che abbiamo messo in inizio sulla famiglia. La religione quindi è:
“…insieme l’espressione della miseria reale e la protesta contro la miseria reale. La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. Essa è l’oppio del popolo”(7)
Sospiro della creatura oppressa e insieme oppio del popolo. In questo giudizio nessun sentimento morale ma una visione di ciò che è legato alle condizioni sociali e materiali. E che ovviamente dovrà essere affrontato lavorando soprattutto sulle cause.
In tale senso la famiglia patriarcale, le credenze religiose o magiche, il sistema capitalista non sono cose distinte. Non si progredisce in un campo senza toccare l’altro. Non si guarisce dagli effetti senza occuparsi delle cause.
Note al testo:
1) La frase è riportata come citazione nel libro di Engels senza ulteriori specificazioni
2) Lewis Henry Morgan (Aurora 1818- Rochester1881) fu antropologo e uomo politico americano. La sua opera più nota è La società antica, o ricerche sulla linea del progresso umano dallo stato selvaggio, attraverso la barbarie, alla civiltà del 1877
3) Johann Jacob Bachofen (Basilea 1815-1887) fu antropologo, giurista e storico. La sua opera principale nel campo da noi analizzato è “Il matriarcato”. Ricerca sulla ginecocrazia nel mondo antico nei suoi aspetti religiosi e giuridici, Einaudi 1988
4) Gli Irochesi sono una tribù di nativi americani originariamente stanziati tra gli Stati Uniti e il Canada. Attualmente le varie tribù sono divise tra Wisconsin, Stato di New York e Canada
5) L’eterismo viene qui usato nel significato legato alla libera scelta sessuale. Ovviamente il termine “prostituzione” è collegato ma riguarda situazioni effettivamente diverse soprattutto in riguardo alla libera scelta non vincolata da nessuna ragione economica
6) Engels riporta anche altri esempi di matrimoni di gruppo con caratteristiche diverse. In particolare viene riportato l’esempio del matrimonio tra classi separate come i Kroki e i Kumiti in Australia. In aggiunta alla quarta edizione viene aggiunta una relazione del governo sovietico in relazione a una tribù che viveva con organizzazione sociale simile
7) Karl Marx: introduzione a “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel” scritto nel 1843, pubblicato in “Annali Franco Tedeschi, Febbraio 1844