Dopo essere stato eletto, il nuovo segretario del PD Nicola Zingaretti, ha annunciato che il suo primo impegno è il TAV. Vale la pena di ricordare che, contro quel mostro inutile, si contano oramai pdecenni di lotte popolari, che i compagni hanno accumulato, in questi anni, migliaia di denunce penali (di cui alcune centinaia solo a Genova contro il Terzo Valico), si sono mobilitati in cortei, presidi e azioni milioni di persone.
Se voleva dare il senso del cambiamento, Zingaretti ha deciso di calare subito un asso. Ha deciso che sta con i padroni, con la devastazione ambientale, con coloro che in questi anni hanno distribuito tangenti, con le mafie che ingrassano con gli appalti delle “grandi opere”. Con quelli che non trovano le risorse per ospedali, case, servizi, stipendi, mentre i soldi per un’opera inutile li hanno sempre.
Questo è l’inizio, il resto, verrà da se.
Alle primarie, pare che abbia partecipato più di un milione di persone. Non sono poche, anche perché la politica ha, in questi anni, tassi di partecipazione ridicoli. Ai seggi molti anziani ma anche molti che hanno deciso, visto il clima politico e i venti reazionari che spirano, che valeva forse la pena di compiere un atto considerato di “resistenza”.
Nei giorni precedenti, i candidati alle primarie del PD all’unisono avevano dichiarato che il jobs act, la Fornero e altre facezie del genere erano leggi giuste e da difendere, che il legittimo presidente del Venezuela era il golpista filo NATO Guaidò e che il problema vero era combattere contro i sovranismi e i populismi.
A parte coloro che ritengono giusto licenziare i lavoratori senza motivo, che ritengono sensato lavorare fino a 67 anni, la cosa più incredibile è che il refrain della sinistra sia il rifiuto dei sovranismi e dei populismi. Sarebbe interessante sapere se i militanti della sinistra sanno di cosa parlano. Pensano che il potere debba essere in mano del governo italiano, della Commissione Europea o dei cittadini? O forse delle banche e dei padroni? Forse lottare contro la sovranità non significa nulla e, da che mondo è mondo, qualcuno governa e forse bisogna chiedersi chi lo fa?
Sono domande che rischiano di essere inutili. Perché la lotta contro il sovranismo è inscindibile da quella contro i populismi. Anche qui, varrebbe la pena chiedersi cosa intendiamo per populismo. Ma in realtà ci appare tutto molto semplice: per un elettore di sinistra nel 2019 il populismo è semplicemente dare ragione al popolo che, si è deciso, è una massa di ignoranti, analfabeti, rincoglioniti dalla televisione, addirittura antropologicamente fascisti. Quindi è giusto licenziarli senza motivo o lasciarli marcire in un reparto industriale fino a 67 anni. La sinistra del 2019 è ufficialmente formata da quei pochi eletti che leggono le amache di Michele Serra, che sono entusiasti delle banalità e bugie che le riserva il Saviano di turno o che pensano che Fabio Fazio sia un giornalista e non il ruffiano al servizio del potente di turno che è nella realtà.
Ma siamo cattivi. In realtà è tutto più spiegabile. Non capiamo bene che l’Italia è a rischio fascismo, che Salvini è il nuovo Mussolini a cui rispondere con un nuovo C.L.N. Peccato che, anche fosse, è difficile dimenticare che la gente ha votato Salvini perché chi governava prima ha maltrattato i lavoratori, ha salvato le banche, ha distribuito soldi solo ai padroni creando un esercito di proletari incattiviti, senza diritti a cui la parola sinistra fa ribrezzo. E qui, ci sfugge la ratio secondo la quale per combattere il nuovo fascismo bisogna perseguire le stesse politiche che lo hanno alimentato.
O forse ci dimentichiamo dei migranti. Di quelli che Salvini blocca nelle navi. Per una parte di popolazione questo è il problema numero uno per cui vale la pena sfilare in un corteo alla cui testa ci sono i candidati di quel partito che ha deciso che i migranti devono morire in Libia lontano da qualsiasi telecamera o, al limite, farli venire in Italia trattandoli da schiavi senza un briciolo di diritti perché comunque, ai padroni, servono braccia a costo zero.
La sinistra in Italia è al grado zero dell’elaborazione politica. Definiteci pure settari o estremisti ma anche per un briciolo di socialdemocrazia o di redistribuzione del reddito e dei diritti servono le lotte. Dare due euro per eleggersi il burattino di turno non serve a nulla.
Qualcuno ci deve spiegare perché dovremo parteggiare per chi ha massacrato i lavoratori e dice di voler continuare a farlo. Per quel che ci riguarda questa alternativa è falsa, inutile e dannosa.
E non va alimentata.
Genova City Strike-NST