Appello per un’assemblea antifascista a Genova
Siamo tornati dalla manifestazione di Cremona di sabato 24 gennaio con una certezza: abbiamo la necessità di coagulare contro il progetto ordito dalla Lega Nord e da Casa Pound il più ampio e determinato fronte di lotta a livello locale, affinché questo piano politico nella nostra città non si radichi e non riesca a sfruttare le sempre più esplosive contraddizioni sociali canalizzandole verso una mobilitazione reazionaria di massa, ponendosi come il vettore politico di una ipotesi che erediterebbe il successo della destra “continentale”.
Nella pressoché totale assenza di proposta seguita a due significativi scioperi a dicembre, che hanno rivisto porzioni importanti di classe lavoratrice scioperare e scendere nelle strade con un livello di consapevolezza e pratica politica non trascurabile, come anche i media nazionali hanno dovuto riportare, è necessario non disperdere il patrimonio di lotta recentemente maturato di singole vertenze e lotte generali, cercando di dargli un livello di rappresentanza adeguata anche arginando nefasti progetti politici “a destra” sin dal loro primo manifestarsi.
Siamo consci che quest’opzione politica “di destra” non rappresenti a livello politico la contraddizione principale, e che ora a livello locale oltre all’alchimia delle alleanze politiche istituzionali e qualche sussulto di vitalità non sembra aver prodotto.
Resta il fatto che quest’abbozzo di ipotesi vada riconosciuta e combattuta sul nascere.
Questo è un compito che deve essere assunto da un fronte di lotta ampio, la cui direzione deve essere nelle mani delle parti più coscienti del movimento operaio così come delle varie forze che compongono il variegato mondo dell’opposizione e dell’antagonismo politico-sociale, e non certo dei vari ceti politici residuali di una sinistra ex istituzionale che lo strumentalizzi per i suoi biechi fini politici a fini elettorali.
Se il PD è di fatto l’esecutore puntuale dei dettami di Bruxelles e Francoforte, l’asse Lega-Casa Pound offre la sponda di una opposizione compatibile e di “facciata” alle politiche della UE in grado di catalizzare il consenso non solo di una porzione di borghesia penalizzata dalle scelte filo-europeiste e di un “ceto medio” impoverito, ma di una consistente fetta di classi popolari escluse da tempo dal patto sociale, comprese fasce importanti della working class “autoctona” che non vedono più “a sinistra” il campo della rappresentanza politica in grado di tutelarle.
Coagulare attorno ad un blocco sociale comunque disomogeneo un preciso progetto politico non sarà certo un impresa facile, ma come possiamo osservare anche sotto la Lanterna l’attuale maggioranza politica che governa Genova e la Liguria s’adopera non poco per delegittimarsi al cospetto delle classi subalterne e dare credibilità a qualsiasi ipotesi alternativa alla sua destra, criminalizzando tutto ciò che si esprime alla sua sinistra dalla lotta contro le privatizzazioni, alla lotta contro le “Grandi Opere”, dalla lotta sulla casa e sugli spazi sociali all’antifascismo militante.
Tutto questo avviene in una fase di strisciante guerra tra poveri e di continua individuazione di “capri espiatori” contro cui scagliare il proprio malessere, in cui il razzismo e la xenofobia sono diventati coagulanti del senso d’appartenenza per una buona fetta degli esclusi.
Se a Genova, i gruppi neo-fascisti hanno avuto fino ad ora un ruolo politico più che marginale e la Lega, nonostante i numerosi quanto estemporanei tentativi, non è riuscita a radicarsi in maniera organizzata all’interno di alcuni quartieri in cui per circostanze particolari era stata in grado in un primo momento ad attecchire, non è detto che forti di un progetto più complessivo questo non possa avvenire (sfruttando anche il consenso politico precedentemente accumulato e i “comitati di cittadini” attraverso cui si sono sono espressi) e questo avrebbe come conseguenza che le nostre attuali difficoltà di intervento in alcuni contesti si tramuterebbero in impossibilità di iniziativa politica, anche lì dove viviamo e siamo socialmente riconosciuti, specialmente dove “il degrado” non è un’invenzione retorica della destra, ma una realtà sociale dilagante.
Mentre la Lega vuole capitalizzare il suo storico ruolo di impreditrice politica del razzismo, smarcandosi dalla sua valenza politica fino ad ora puramente locale nordica e subalterna agli equilibri del centro-destra, Casa Pound si propone come il “braccio armato” di questo progetto pronto ad attuare la sua pratica neo-squadrista con la totale copertura degli apparati dello stato.
Questo in una sorta di mutuo appoggio in cui gli uni hanno garantito legittimità politica alle più palesi forme di violenza delle forze dell’ordine soprattutto nei casi più eclatanti di “morti di stato”, gli altri assicurano di non perseguirli in alcun modo.
Questo ha il senso di una continuità storica, nelle rotture del presente, davvero impressionante con la storia dell’ultimo secolo.
Non è un caso che nella “patria” di Farinacci a Cremona, a cui apertamente Casa Pound rivendica la sua filiazione, abbia voluto “iniziare” la sua ben orchestrata campagna di terrore.
Occorre quindi iniziare a ragionare sul come impedire che ciò avvenga qui, legarsi alle mobilitazioni che si sviluppano in tal senso in altri contesti a cominciare dalla mobilitazione romana contro la prevista “Marcia su Roma” di Salvini e Casa Pound il 28 febbraio a Roma, che marcherà o un salto di qualità o un arretramento di questo progetto a livello di capacità di coagulazione politica.
E impedire questo “salto di qualità” dipende anche e soprattutto da noi, in continuità con ciò che in questi anni è stato fatto da tutti i compagni: non dare agibilità politica pubblica al fascio-leghismo.
Non pensiamo si possa vivere sui meriti passati del secolare antifascismo della nostra città, senza rendere quella pratica attuale e fattiva anche oggi. Una pratica che sia inclusiva e ampia, ma non escluda – ed anzi abbia al centro – l’azione militante e di contrasto attivo così come la capacità di incidere nel magma sociale in ebollizione di una immensa periferia degradata di una città in crisi struttuale.
Per questo convochiamo una assemblea pubblica:
Martedì 17 febbraio alle ore 20:30 presso il C.A.P. in via Albertazzi.
Costi quel che costi…
Antifascisti e Antifasciste Genovesi