Solidali con i compagni sotto processo per i blocchi in porto successivi alla morte di Enrico Formenti
Questo intervento è stato scritto da alcuni lavoratori portuali insieme ad altri lavoratori solidali che hanno partecipato alle mobilitazioni dell’aprile del 2007. Al compagno ancora sotto processo va la nostra totale e incondizionata solidarietà e ci mobiliteremo per la sua assoluzione.
13 Aprile 2007 avviene l’ennesima tragedia in porto, un lavoratore rimane schiacciato da una “balla” di cellulosa mentre controllava la merce, prossima ad essere caricata su camion. Enrico, questo il nome del lavoratore, non ha il tempo di accorgersi del pericolo a cui stava andando incontro perché stava facendo ciò che ripetutamente faceva ogni giorno al lavoro, quel giorno purtroppo fu l’ultimo. Enrico papà e marito di 39 anni lascia un vuoto incolmabile nella sua famiglia e tra chi lo conosceva, oltre alla rabbia tra i lavoratori perché di lavoro ancora oggi si muore!
In porto, come nei cantieri e nelle fabbriche si muore di lavoro, ieri come oggi, e tutto ciò fa male e distrugge intere famiglie .
Perché tutto questo accade? I turni di lavoro sono sicuramente tra le cause, ma non solo. La produzione deve essere sempre maggiore e nessuno vuole più assumere operai/e, si fanno fare turni doppi o tripli ai lavoratori già sotto contratto, ore e ore di straordinari con un tornaconto disastroso in termini di sicurezza nonché in termini occupazionali. Gli operai non si possono rifiutare di fare più ore dell’orologio perché sanno che per lunghi periodi si può rimanere senza arrotondare lo stipendio con del lavoro extra, e lo stipendio base non basta.
Un altro motivo per cui ancora oggi si muore di lavoro è dovuto dal fatto che la sicurezza viene gestita dai padroni e dai loro tirapiedi (i sindacati confederali CGIL-CISL-UIL), e perciò gli operai diventano solo carne da macello buona per far arricchire i soliti noti.
La sicurezza se viene affidata a quelli che hanno dei profitti sulla mano d’opera, non potrà mai essere considerata tale. La sicurezza sui posti di lavoro va gestita da chi lavora o non da chi ne trae guadagno.
Per 3 giorni, dopo la morte di Enrico, almeno un centinaio di portuali senza chiedere il permesso a nessuno, decisero di farsi sentire dicendo” Basta alle morti sul lavoro”. Ma tutti sapevamo che non sarebbe bastato urlare per esprimere il nostro disprezzo nei confronti dei ritmi di lavoro troppo eccessivi e servivano delle idee. Alcuni lavoratori in forma assembleare in quei giorni scrissero un testo (oggi diventato d.l.) sugli R L S di sito, ovvero un’entità composta da lavoratori appartenenti a diverse realtà del porto, eletti da tutti i lavoratori portuali, con il compito di vigilare sui vari siti del porto in merito alla sicurezza e la prevenzione di infortuni, senza avere alcuna pressione dai padroni o dalle istituzioni.
Ora tutto questo è carta straccia…
Come già accennato, i lavoratori decisero di bloccare il porto, per 3 giorni non si fecero entrare i camion almeno da un paio di varchi.
Questo era l’unico modo per farci sentire. Eravamo da soli contro tutti e con un compagno di meno.
Però la storia ci insegna che la solidarietà tra gli uomini la devi costruire passo dopo passo.
Infatti anche in quei 3 giorni ci fu chi, in preda solamente al solito ritmo quotidiano e al solito stress, non si fermò neanche davanti a un blocco fatto per strada dai portuali, che chiedevano solamente un po’ di riflessione e solidarietà su ciò che era accaduto.
In questo contesto si sono verificati dei momenti di tensione e la denuncia per 6 lavoratori tutti non portuali ma semplicemente solidali in quanto operai come Enrico.
Dopo l’assoluzione di 5 dei 6 lavoratori, in questi giorni il tribunale di Genova procede nei confronti dell’ultimo lavoratore coinvolto con l’accusa di aver danneggiato 2 macchine, di cui 1 completamente inventata dalla Digos con la complicità del proprietario del veicolo. Bisogna ricordare, che durante il blocco un ragazzo presente ai blocchi è stato investito da una macchina e da lì ne è scaturita la reazione dei presenti. Le forze del dis-ordine hanno avuto il coraggio di intimorire il portuale investito dicendogli “che sarebbe stato meglio per lui se non si fosse presentato a testimoniare”, visto che per i servi in divisa è più importante far condannare un lavoratore che far uscire la verità!!!
Noi non vogliamo dimenticare quelle giornate di lotta.
Non importa se per la magistratura l’unico responsabile per quelle giornate di lotta è solo 1 su più di 100 persone che erano presenti.
Non importa che tutti i vari capetti e l’autorità portuale non dovranno mai rispondere per la morte di Enrico e di altri lavoratori “caduti” dopo e prima sui luoghi di lavoro, sappiamo che la giustizia è borghese, e quando si processa chi ha il grano, ne avrà sempre un occhio di riguardo. Mentre i proletari che riempiono le carceri, non sono certo tutelati, anzi diventano i capri espiatori per ogni frustrazione che hanno quegli uomini e donne che elargiscono condanne come se niente fosse.
A noi interessa solo che non accadano mai più tragedie di quel tipo e per fare ciò, abbiamo bisogno dell’unità dei lavoratori che non si sottomettano ai giochi di potere tra sindacati e padroni che di fatto giocano sulla nostra pelle.
Abbiamo la certezza che in questi anni siamo cresciuti e altre denunce sono scattate.
Non torneremo indietro.
Abbiamo un solo dovere ed è quello di salvaguardare la vita dei nostri compagni di lavoro e quello di non lasciare nelle mani della magistratura chi ha lottato per questo.
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Sabato 7 giugno, dalle ore 19:00 in via dei Giustiniani piazza dietro al Mainasso
Aperitivo benefit per spese processuali blocchi al porto 2007
Domenica 8 giugno, dalle ore 21 presso il circolo arci 30 giugno in salita degli angeli 70 r
concerto benefit dei klasse kriminale per spese processuali blocchi al porto 2007
Mercoledì 11 giugno, dalle ore 10 circa presso il tribunale di Genova
Presenza solidale all’udienza per il processo blocchi porto 2007