LA NOSTRA AGENDA SI CHIAMA RESISTENZA

statosocialegermaniaCi sembra utile “riproporre” questo contributo della Panetteria Occupata di Milano relativo alle modificazioni della legislazione in materia di diritto del lavoro avvenuta nelle prima metà del decennio precedente in Germania e alle forme di resistenza che ha incontrato.
Queste vicende hanno scritto una pagina della lotta tra le classi spesso poco conosciuta o erroneamente collocata solo all’interno delle dinamiche del capitalismo tedesco.
Ci sembra invece utile andare a “sfogliarle” per capire il nostro presente.

Questo lavoro mette al centro dell’analisi la regia europea di tale riforma, identificando le analogie rispetto a ciò che stava avvenendo in Italia, dando un quadro dello sviluppo storico della Germania, in particolare riguardo alla funzione svolta dallo stato sociale.
Le linee di tendenza dello sviluppo tedesco “in rottura” con ciò che l’aveva preceduto per ciò che riguarda la necessità di catturare il consenso di una ampia porzione di subalterni è ben individuata e costituisce un fecondo filone di riflessione per i suo carattere strategico, visti tra l’altro gli ulteriori “salti in avanti” di questa frattura sul piano continentale.
Pensiamo che ciò che è avvenuto in Germania vada ricollocato proprio alla luce del suo ulteriore sviluppo sotto la regia della UE negli altri paesi europei, in particolare per ciò che non è stato ancora attuato e che è e sarà al centro dell’agenda politica anche in Italia.
In questo caso interrogando il passato possiamo veramente comprendere il futuro che ci aspetta, e in questo caso condividiamo lo spirito con cui la redazione di Contropiano ha offerto ai suoi lettori un ampio dossier sulla legge Hartz, traducendo dal tedesco la voce di Wikipedia relativa a questi provvedimenti legislativi, con una sincronia significativa rispetto alla nostra “riproposizione”.

La fase iniziale del Job act è solo un passaggio, tra l’altro verso probabilmente una ridefinizione della gestione del mercato del lavoro in un mix pubblico-privato teso a disciplinare ancora maggiormente la forza-lavoro, da una parte cancellando le forme residuali di ammortizzatori sociali dei proletari “eccedenti” e dall’altra moltiplicando le forme di ricatto rispetto all’erogazione di una qualsiasi versione di reddito.

In questo modo si attua un pressing asfissiante contro le garanzie salariali della forza lavoro più stabilmente impiegata e si esercita una stretta ancora maggiore nei confronti del precariato sociale diffuso, realizzando un attacco simultaneo alla classe in tutti i suoi segmenti.

Con la “riproposizione” di questo materiale non solo vogliamo arricchire, grazie alla riflessione altrui, il patrimonio di elaborazione sulla funzione della Germania “unificata” all’interno del polo imperialista europeo in continuità con il lavoro sin qui svolto, ma iniziare un percorso di approfondimento sul cambio di rotta intrapreso dalla seconda metà degli anni ’90 con l’introduzione del Pachetto Treu con il primo governo Prodi, proseguito per tappe successive, con la legge 30 e la “riforma” Fornero, cammino infernale per i proletari avente l’odioso marchio a fuoco dell’Europa ce lo chiede.

Nel fare ciò speriamo di potere anche aprire un terreno di confronto e di collaborazione con il più vasto numero di compagne/i interessate/i con la auspicabile finalità di intervenire a livello di “massa” proprio dentro e contro quei luoghi che si apprestano ad essere i vettori privilegiati di una ulteriore precarizzazione dei subalterni, come le ex agenzie di lavoro interinale, vere e proprie multinazionali dell’intermediazione di manodopera ed i centri per l’impiego, transiti obbligati di una umanità sofferente sempre più oggetto di una “marginalizzazione” perpetua.

Pensiamo sia necessario per chi aspiri a costruire una rappresentanza politica di una parte sempre più rilevante e sempre meno atipica delle classi subalterne, promuovere l’intervento nei luoghi in cui si palesa più direttamente l’assoggettamento di questa composizione di classe. La scommessa che si giocherà sarà il fare divenire “programma politico” e pratica conseguente attraverso l’organizzazione, la realizzazione dei bisogni anche più immediati di questa porzione di proletari (reddito, casa, servizi gratuiti, mobilità, eccetera).

Compito non facile, colmo dell’infinite sfumature di grigio della militanza quotidiana, ma abbastanza imprescindibile in prospettiva…

Anche su questo piano vogliamo collocare il nostro intervento analitico e pratico contro il polo imperialista europeo artefice di queste politiche e dei suoi esecutori sul piano locale, come parte integrante della campagna intrapresa dalla Rete Noi Saremo Tutto.
Buona lettura.

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