Il pacchetto Renzi sul lavoro?

UN’ALTRA PESANTE PICCONATA AI DIRITTI E ALLE GARANZIE di U.S.B.

Di tutte le misure annunciate da Renzi ‘per rilanciare l’economia’, le uniche già trasformate in disegni o decreti leggi sono, manco a dirlo quelle che distruggono garanzie diritti e certezze per i lavoratori e le lavoratrici, giovani o meno che siano, rendendo permanente la precarietà a vita.
Con il Decreto Legge sull’apprendistato e i contratti a termine infatti ha superato pure la famigerata riforma Fornero: per l’apprendistato cade l’obbligo del contratto in forma scritta e della formazione teorica, le assunzioni possono arrivare al 20% del totale dei dipendenti (ma chi andrà mai a controllare quanti sono?) e cade l’obbligo di confermarne almeno il 30% al termine dell’apprendistato: mano libera a gogò ai padroni e ai loro profitti, visto che già era previsto l’ inquadramento degli apprendisti in due livelli economici inferiori a quelli normalmente prescritti dai contratti.
Ma questo decreto contiene aberrazioni ancora maggiori per i contratti a termine: durata del contratto 36 mesi (12 mesi x la Fornero) con possibilità di rinnovo fino a otto volte nell’arco dei 36 mesi senza interruzione e senza causale: immaginiamo a quali ricatti sarà sottoposto un lavoratore il cui contratto potrà scadere otto volte nel corso di tre anni senza peraltro alcuna garanzia di assunzione fissa dopo questo periodo!
E come se non bastasse, a questo decreto si aggiunge un disegno di legge delega per dare al Governo mano libera ‘per riordinare le forme contrattuali vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto produttivo e occupazionale’, si tratta del famigerato contratto unico a tutele crescenti, con l’introduzione del compenso orario minimo.
In pratica nessun diritto nei primi anni, se poi sei buono e bravo, col tempo potrai ricevere qualche tutela.
Significa spazzare via qualsiasi diritto oggi ancora contenuto nei contratti collettivi, compreso quel residuo di articolo 18 rimasto dopo la riforma Fornero; significa cancellare del tutto qualsiasi normativa nazionale o aziendale in tema di salario, compresa la contrattazione decentrata,visto che senza alcun dubbio che ogni padrone applicherà il compenso orario minimo!
Il disegno di legge Delega continua poi con l’abbattimento delle attuali normative in materia di CIG, di indennità di disoccupazione, l’attuale ASPI, che verrebbe rimodulata in base ai contributi versati dal richiedente, con l’introduzione dell’obbligo di prestare lavori socialmente utili a beneficio delle comunità locali o, per chi è afflitto da disoccupazione involontaria e presenta un’ISEE particolarmente ridotta, l’introduzione di una prestazione senza copertura figurativa, (cioè in nero) una volta esauritasi l’AsPI.
Sarà per questo enorme regalo ricevuto, mano libera sul mercato del lavoro, che Confindustria non si è risentita più di tanto per i soli 10 miliardi destinati al taglio dell’IRAP?
L’applauso della Camusso a Renzi subito dopo l’annuncio dei provvedimenti governativi e l’apertura di credito di Landini non avrebbero invece meritato un momentino di riflessione in più?
Non si sono accorti che con questi provvedimenti la funzione ed il ruolo dei sindacati viene spazzato via?
Certo non quello di chi basa sul conflitto la difesa dei diritti dei lavoratori, missione che CGIL CISL UIL con il codazzo di UGL e simili, hanno del resto da tempo abbandonato.
Niente male comunque per un ministro del lavoro, il Poletti, artefice delle norme sommariamente sopra descritte, che vien dal mondo della cooperazione, essendo stato presidente di Lega Coop; ma perché meravigliarsi, visto il trattamento che riservano le aziende ad essa associate, ai propri soci-lavoratori?
Con le battute e le televendite questo governo non fa altro che imbrogliare lavoratrici e lavoratori: i provvedimenti sul lavoro sono infatti tutti in linea con le indicazioni dell’Unione Europea, della BCE e del Fondo Monetario internazionale. E si tratta delle stesse misure che Monti e Letta avevano iniziato ad elaborare ed applicare.
E’ sempre più necessaria la realizzazione di un’alternativa sindacale che sia in grado di costruire risposte concrete, determinate: questo è quello che USB sta cercando di fare!